COSENZA – Dietro la scrivania c’è anche un’anima, con le passioni nascoste, i sentimenti inespressi, spesso relegati nel profondo e che la routine delle ore passate in ufficio non fa venire allo scoperto.
Chi le ha sapute invece cogliere, dando loro meritata visibilità, è stato Gianni Macrì, funzionario del Comune di Cosenza con la passione per la scrittura ed il teatro e che diciotto anni fa si inventò uno strumento, il periodico “Oradaria”, distribuito tra i colleghi di Palazzo dei Bruzi, ma inviato anche via mail a più di mille indirizzi, perché la vena creativa del funzionario pubblico avesse un diritto di cittadinanza anche altrove. Una prima raccolta degli scritti migliori e più interessanti dei collaboratori di “Oradaria” finirono, nell’estate del 2010, in una prima antologia pubblicata dall’editore Demetrio Guzzardi (Editoriale Progetto 2000) dal titolo “PenneinComune”. Dopo il successo del primo volume e la prosecuzione dell’esperienza di “Oradaria”, la pubblicazione di una seconda antologia che raccoglie gli scritti dal 2011 al 2018, era quasi un passaggio obbligato. E così è stato, tanto che le “vite parallele” dei funzionari di Palazzo dei Bruzi trasformatisi chi in scrittore, chi in poeta, hanno conosciuto un nuovo sviluppo. La seconda antologia di “Penneincomune” (pubblicata sempre per i tipi di “Editoriale Progetto 2000” è stata presentata nelle scorse settimane nella sede del CONI, ma altre presentazioni seguiranno da qui a breve. Così ha anticipato il suo ispiratore Gianni Macrì per il quale “Oradaria rappresenta un importante momento di libertà dagli impegni lavorativi. «Dietro le scrivanie – dice Macrì – ci sono non solo impiegati o funzionari, ma anche pensieri e sentimenti del dipendente che si manifestano dopo l’orario di lavoro, nella sua vita normale e nel suo muoversi nella società».
La nuova antologia ha un valore aggiunto: la sua netta contrapposizione alla violenza sulle donne, una costante del periodico “Oradaria” che ne ha fatto sempre un tratto distintivo. E la donna viene sublimata anche nelle copertine che introducono i contributi dei tredici autori che compongono l’antologia. Alcune immagini femminili sono tratte dai dipinti del Museo Storico all’aperto, come la donna brettia di John Picking o il particolare della donna con bambino de “Il tremendo eccidio dei Valdesi” di G. D. Gonzales (Goyo) o, ancora, la Costanza d’Altavilla raffigurata nel dipinto di Silvia Pecha o la disperazione delle donne sul colle Pancrazio dopo il terremoto del 1184 come viene rappresentata da Richard Whincop. In un’altra occasione lo scatto della macchina fotografica di Mariagrazia Macrì “ruba” un’immagine femminile da un murales di Via Popilia o da un altro murales di piazza Eugenio Cenisio, autore Bjo Boiankoko, offrendo, in un altro caso, uno spaccato della fiera della Maddalena, dall’omonima opera di Silvia Pecha, anche questa collocata nel Museo storico all’aperto. Ogni opera è accompagnata da didascalie che tendono ad esaltare il ruolo della donna e ad evocarne il rispetto. Citazioni da Shakespeare, Isaac Asimov, Eve Ensler, del Mahatma Gandhi, di Alda Merini fino ad arrivare ad Henrik Ibsen a corredo dell’immagine dell’opera del MAB “Ettore e Andromaca” di Giorgio De Chirico che rappresenta l’auspicio con cui il percorso artistico-letterario si chiude: un abbraccio tra uomo e donna che simboleggia il trionfo del rispetto e la fine di ogni forma di violenza nei confronti della donna.
La prima antologia ha ottenuto il premio speciale al concorso letterario Amaro Silano 2018. Può darsi che la seconda possa bissare il successo del volume precedente. In essa trovano, frattanto, posto i racconti, le poesie e le riflessioni di alcuni funzionari e dipendenti comunali che hanno costituito il cosìddetto nucleo storico di Oradaria ed i cui contributi si rinvenivano anche in quella data alle stampe nel giugno del 2010: Gianni Macrì, artefice sia del bimestrale che delle due antologie, Adriana Chiappetta, Dario Dalia, Anna Maria Matera e Alba Mazzuca (queste ultime due da poco in pensione). Ma ci sono anche delle new entry interessanti, reclutate sul campo sempre da Gianni Macrì, spirito irrequieto e fiuto infallibile anche quando si tratta di scovare collaboratori interessanti anche al di fuori di Palazzo dei Bruzi. E se al personale dell’Archivio di Stato appartengono Lucia Chinigò e Silvia Carrera, mentre Rossana Castriota è psicologa all’Ospedale di Paola, Dario Barona è, invece, il direttore di un albergo di Taormina, che – trionfo del romanticismo – scrive lettere d’amore su commissione, ma nessuno di questi scritti figura nell’antologia curata da Gianni Macrì. Per rispetto della riservatezza, Barona, infatti, non rivelerebbe mai le lettere che scrive per gli innamorati anche se sempre l’amore resta il leit motiv dei suoi due contributi che aprono la raccolta antologica di “Penneincomune”.