Presentato il Parco filosofico Alcmeone, uno spazio per la formazione del pensiero critico

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COSENZA – Ha visto la luce lo scorso 14 dicembre, nel Salone di rappresentanza di Confindustria a Cosenza, il nuovo Parco Filosofico Alcmeone. Nel vasto panorama delle iniziative e dei progetti realizzati dalle tantissime associazioni culturali, che operano nel territorio cosentino, la realizzazione di un Parco Filosofico è una novità assoluta. AIParC Cosenza ha già al suo attivo il “Parco Storico Giuseppina Le Maire”, dedicato alla filantropa torinese fortemente impegnata nella ricostruzione sociale ed educativa, all’indomani del terremoto del 1908 in Calabria e il “Parco Ecclesiale Ada Furgiuele”, dedicato ad una donna calabrese, oblata di don Mottola, di cui ha seguito regole ed insegnamenti, spendendo la sua vita per gli ultimi.

Il neonato Parco filosofico “Alcmeone” intende riprendere e rilanciare l’idea greca di Natura intesa come physis, ossia come principio generatore e rigeneratore del vivente, oltre che del mondo. E la figura di Alcmeone, cui il Parco è intitolato, è parsa estremamente rappresentativa a quanti operano all’interno di AIParC Cosenza, in quanto egli fu il primo filosofo-medico e scienziato naturalista greco, anzi magnogreco a scrivere un’opera intitolata “Sulla natura” dai cui frammenti si evince il convincimento che l’uomo, gli animali, le piante, i mari, il cielo sono una Totalità ordinata, la Natura, appunto, fuori dalla quale nessun componente può vivere o sopravvivere. Questa “verità”, pensata dal filosofo calabrese circa ventisei secoli fa, sembra mostrare ancora oggi tutta la sua validità. 

Tra i suoi obiettivi quello di contribuire alla formazione di un pensiero critico rispetto agli abusi che sul territorio sono stati fatti e continuano a farsi in nome di una distorta idea di progresso che non tiene conto delle diverse forme di vita e continua a violentare l’ambiente; ma anche di proporre “buone pratiche” per ristabilire un nuovo equilibrio tra uomo e natura in nome di uno sviluppo sostenibile e per la salvaguardia della biosfera. 

Il Parco filosofico si pone, nella sua finalità generale, come luogo – per ora virtuale, ma si auspica a breve anche reale -, dove discutere, scambiare idee e punti di vista che facciano accrescere in tutti la coscienza del difficile momento storico che stiamo vivendo e la necessità di contribuire alla salvaguardia del pianeta terra, affinché si consegni un mondo vivibile alle generazioni future.

La presentazione

La presidente Tania Frisone, durante il suo intervento introduttivo, ha sottolineato come gli interessi culturali di AIParC Cosenza, attraverso l’istituzione del Parco filosofico “Alcmeone”, si aprano ai problemi più impellenti dell’uomo contemporaneo, che vanno dai cambiamenti ambientali e climatici ai problemi posti dall’imponente sviluppo delle tecniche informatiche e mediali, ai temi della salvaguardia del pianeta. Hanno reso prezioso l’evento, con contributi di elevato spessore culturale il Provveditore agli studi di Cosenza, prof.ssa Loredana Giannicola, il Presidente della Commissione cultura del Comune di Cosenza, dott. Domenico Frammartino, il prof. Giuseppe Trebisacce, i responsabili del Parco Filosofico il Prof. Romeo Bufalo e la l prof.ssa Anna De Vincenti. 

Proprio quest’ultima ha presentato il Quaderno dal titolo Uomo, Natura, Tecnica che illustra le ragioni e le finalità del nascente Parco.

Alla realizzazione del Quaderno hanno contribuito competenze varie che hanno trattato le problematiche da diversi punti di vista – filosofico, letterario, ingegneristico, architettonico, storico – ma in un’ottica olistica, com’è giusto che sia per una tematica così complessa.

 «Il Quaderno  già nel titolo, credo, orienti: Uomo, Natura, Tecnica. Nella nostra idea il rapporto tra uomo e natura si presenta da sempre come un rapporto molto stretto, mediato dalla tecnica, perché l’uomo è un essere naturalmente tecnico che agisce nella e sulla natura per modificarla e creare per sé stesso e la sua comunità migliori condizioni di vita. Il punto dolente è, però, almeno secondo noi, che spesso questa sua azione trascende i suoi limiti e crea conseguenze catastrofiche», così la professoressa De Vincenti nel suo intervento.

«La filosofia, di questo rapporto ambiguo e contraddittorio, ne ha molto parlato: basti citare Heidegger che, a partire dalla distinzione tra la tecnica del mondo antico e la tecnica moderna, distingue la capacità dell’uomo di utilizzare le risorse naturali senza distruggere la natura stessa, in una sorta di interscambio virtuoso, dalla forza distruttiva che lo stesso uomo esercita sulla natura stessa, usata come fondo inesauribile, mentre invece le sue risorse sono esauribili e in buona parte già esaurite: da qui l’inquietudine di Heidegger che trapassa in Jonas e in tutti noi. Jonas, tra l’altro allievo di Heidegger, è uno dei pensatori a cui idealmente si ispira il nostro progetto di Parco filosofico». «In Jonas – ha continuato la Prof.ssa De Vincenti – l’euristica della paura funziona come avvertimento, come allarme e tende culturalmente a controllare la tecnica nella visione di un antropocentrismo rinnovato, capace di direzionare l’azione verso la realizzazione dei doveri fondamentali che sono quelli della conservazione del pianeta e della salvaguardia della specie come necessario lascito alle generazioni future. Jonas, dunque, teoreticamente realizza un ribaltamento di prospettiva del metodo cartesiano che considerava falso ciò che in qualche modo era suscettibile di dubbio, propone una visione del mondo prudenziale, che considera alla stregua della certezza ciò che, anche se dubbio, è tuttavia possibile. Proprio di fronte alla possibilità dell’estinzione del genere umano si mostra nella sua urgenza l’imperativo categorico che un’umanità esista, che essa possa conservarsi, proprio perché l’uomo è giunto a possedere un tale potere sulla natura che allo stato attuale si può dire che egli debba necessariamente proteggerla. L’uomo deve accettare che i suoi doveri vadano oltre sé stesso e i propri e contingenti interessi, per un impegno verso la natura e verso chi non c’è ancora. Ma la filosofia ha detto anche altro. Secondo Junger ,la tecnica è la magica danza che il mondo contemporaneo balla. Possiamo partecipare alle vibrazioni e alle oscillazioni di quest’ultimo soltanto se capiamo la tecnica. Altrimenti restiamo esclusi dal gioco. Il filosofo francese Gilbert  Simondon ci allerta contro i pericoli di un atteggiamento tecnofobico che ci allontanerebbe dalla realtà e dal nostro tempo».

Alla stesura del Quaderno, oltre ai responsabili del Parco filosofico Bruno e De Vincenti, hanno contribuito anche l’architetto Daniela Francini e l’Ingegnere Massimo Veltri; per lo sguardo letterario e poetico le Prof.sse Anna Maria Ventura, Nella Matta e il Preside Enzo Ferraro, che hanno spaziato dal mondo classico alla contemporaneità. Il quadro storico-teatrale illustrato dal Maestro Nello Costabile ci ha chiarito come la tecnica possa essere alleata dell’arte con i meravigliosi marchingegni del teatro greco ma come possa anche essere portatrice di morte. Non è mancato lo sguardo di apertura alla cultura europea che il Preside Luciano Conte ha saputo costruire nel confronto tra Verga e Zola. 

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