MENDICINO (CS) – Non avrebbe potuto avere finale migliore. Una lezione di musica, di divertimento e soprattutto inclusione. Si chiude sulle note dell’Orchestra di Piazza Vittorio la terza edizione di Radicamenti, il festival delle culture popolari nato con lo scopo di allargare gli orizzonti per far spazio al nuovo, alla società che evolve grazie ai fenomeni migratori, ai nuovi radicamenti. Le temperature gelide non hanno frenato l’ entusiasmo di chi ha affollato la piazza e ha infine scoperto che la diversità è un punto di forza, sempre. Alla fine del concerto mi raggiunge Ziad Trabelsi, un ragazzo tunisino che suona l’oud , una chitarra araba.
D – Quando nasce l’Orchestra di Piazza Vittorio?
R- È nata nel 2001, ho avuto l’onore di farne parte sin dalla nascita.
D- Nel vostro repertorio compare anche “ Il flauto magico” di Mozart, in che modo vi ci siete accostati? Come lo avete reso vostro?
R – Mozart per noi è una grande novità, una grande sfida, è un onore immenso. Benché sia un musicista classico è popolare perché i suoi temi sono molto orecchiabili , popolari. Un’ esperienza che ci ha arricchito moltissimo , grazie a Mozart abbiamo visitato luoghi nel mondo che, senza di lui, non avremmo mai visitato.
D – Qual è il vostro punto di forza?
R – Il divertimento, il parlare una lingua fortunata che ci consente di capirci senza capirci: la musica.
D – A novembre avete tenuto un ciclo di incontri presso gli istituti scolastici di Roma affrontando le tematiche del dialogo e dell’ integrazione, quali sono stati gli interventi dei ragazzi che vi hanno colpito sia in termini positivi che negativi?
R – È stata una bellissima esperienza. Una maestra mi ha raccontato di una bambina egiziana che non sorrideva da anni e che, grazie al concerto, sentendo cantare in arabo, ha sorriso; siamo tornati a distanza di un anno e la bambina si è aperta. Quando sento queste cose, per me è una spinta per continuare a fare ciò che faccio.
D – Siete un’ orchestra multietnica, è mai successo di essere oggetto di commenti razzisti? Se sì, in che modo avete risposto?
R – Non ho mai sentito commenti razzisti. Noi musicisti siamo fortunati perché abbiamo una lingua che è capita da tutti anche se la lingua è diversa.
D – Se dovessi usare una parola per definire la vostra orchestra, quale sarebbe?
R – Il divertimento, la diversità. È la dimostrazione che la diversità non è mai una minaccia, ma una ricchezza.
Rita Pellicori