Radicamenti, Roy Pacy e gli Aretuska regalano una serata “toda joia toda beleza”

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MENDICINO (CS) – Salgono sul palco quando il cielo è buio e l’entusiasmo di chi affolla una piazza gremita è pronto ad esplodere. Un’ondata di energia travolge il pubblico della terza e indimenticabile serata di Radicamenti, il festival culturale che si svolge in questi giorni a Mendicino. Sul palco Roy Paci e gli Aretuska non si risparmiano e regalano ottima musica. Una commistione di generi, un gruppo variegato che abbraccia il mondo. C’è la gioia di stare insieme, di far festa senza dimenticare l’attualità. Un matrimonio lungo 21 anni, una serata “toda joia toda beleza”. Roy Paci mi racconta del suo impegno nei progetti umanitari e mi svela il segreto di un matrimonio felice.

Un matrimonio con gli Aretuska che va avanti da 21 anni, qual è il  segreto?

Il segreto è avere dentro un progetto con delle persone che prima di tutto mettono davanti l’umanità e poi dopo la musica. Io non cerco i musicisti solo per la loro bravura, li scelgo perché hanno una grande capacità di avere un’affinità elettiva con gli altri membri, perché questa qui è una vera e propria famiglia, io vedo più loro che la mia famiglia stessa, quindi abbiamo bisogno di stare dentro un progetto del genere con tanta voglia di vivere momenti insieme, non solo quelli sul palcoscenico, ma quelli in furgone, quando andiamo a dormire insieme.

Il background che ti porti dalla tua terra che incidenza ha sulla tua musica?

Enorme perché comunque alla fine la Trinacria ce l’ho tatuata nel cuore quindi è importante riuscire a sviluppare anche dei concetti che abbiano comunque una profondità che mette le basi e le radici sempre sul mio territorio, poi possono essere proiettate e mescolate alle musiche del mondo senza nessun problema .

Hai partecipato all’ultimo Festival di Sanremo insieme a Diodato, come è stato l’esordio da big sul palco?

Stavo lì cercando di tranquillizzare Antonio che è molto giovane rispetto a me, e soprattutto anche lui era alla sua prima uscita da big. Sono entusiasta di quello che è successo, però non mi ha dato nessun tipo di problema a livello emozionale. Mi sono sentito veramente a mio agio, abbiamo fatto palchi enormi in giro per il mondo di fronte a migliaia di persone, mi sembra un palco come un altro su cui salire per fare del proprio meglio.

Nel 2015 hai ricevuto un premio per i 40 anni di Amnesty International, qual è stato l’evento che ti ha portato ad impegnarti in progetti umanitari?

Mi sono impegnato in progetti umanitari sin da giovane perché vedevo delle cose che avvenivano nel mio territorio e mi sembrava giusto lavorare anche per loro, di pari passo c’era la musica quindi ho coniugato le due cose, alla fine non si può solo suonare per far divertire gli altri, bisogna anche suonare per dare anche un senso alla propria vita, abbiamo tutti una coscienza, quindi se la musica può essere un veicolo per portare certe cose che ben venga.

Sei ospite di Radicamenti a Mendicino, cosa pensi del luogo?

Mi sono innamorato di Mendicino: è un borgo splendido, una piccola città; tra l’altro so che da due anni è una città vera e propria, devo dire che se lo meritava. A me piacciono questi borghi, li abbiamo anche in Sicilia. I vicoletti, i gradoni che si affacciano su, è qualcosa di molto affascinante, ha della magia questo posto.

Rita Pellicori

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