REGGIO CALABRIA – Presso il palazzo della cultura “Pasquino Crupi” è stato presentato il romanzo “Il cacciatore di meduse” di Ruggero Pegna. L’incontro organizzato e coordinato da Elmar Elisabetta Marcianò, ha visto numerosi interventi tra cui quelli di Vincenzo Maria Romeo, docente di psicologia sociale presso l’Università per Stranieri “Dante Alighieri” di Reggio Calabria, Edoardo Lamberti-Castronuovo, assessore per le Politiche Culturali della Provincia e dell’editore del romanzo Michele Falco. Non casuale la scelta della location, come ha sottolineato la Marcianò. «Il palazzo della cultura Pasquino Crupi è una location preziosa, adatta ad ospitare un libro altrettanto prezioso; la presenza di molti dipinti di enorme valore, insieme a quella dei pittori reggini, offre uno scenario suggestivo unico in cui la presentazione di questo romanzo può svolgersi nella sua interezza fatta di drammatica realtà e luminosa speranza, legata ad un filo narrativo che sfiora delicatamente la fiaba”, cosi Elisabetta Marcianò, presidente dell’associazione “LiberArché” e curatrice dell’evento, ha spiegato la scelta, “che si è rivelata scelta felice, come ricco di rivelazioni è stato lo stesso racconto, colmo di riflessioni delicate, ma anche precise, taglienti rispetto al momento storico che viviamo». Alla Marcianò ha fatto eco Pegna all’inizio del suo intervento, sottolineando come questo palazzo sia allo stesso tempo simbolo di cultura e legalità .«Quando ho sentito la diagnosi che non mi dava alcuna speranza di sopravvivenza per il tipo di leucemia, mi sono aggrappato ai medici e alla fede, alla mistica Natuzza Evolo che mi ha dato coraggio e predetto la guarigione. Da quella situazione limite che ho vissuto – ha detto Pegna – è iniziato un percorso di immedesimazione in situazioni di grande sofferenza e difficoltà contraddistinte dalla voglia di sopravvivere, come è anche lo stato di uomini in fuga dalle atrocità e miserie delle loro terre alla ricerca di condizioni di vita dignitose e ammissibili per la condizione umana. Nessuno ha scelto di nascere, né come né dove, ma tutti hanno diritto a sperare in una vita migliore per sé e i loro figli»