Presso il Mabos, Museo d’Arte del Bosco della Sila, ha chiuso i battenti nei giorni scorsi la residenza Sense “Acqua di Menta” dell’artista Dario Agrimi, curata da Marilena Morabito. L’artista in residenza ha progettato ed installato l’opera “Sic mundus creatus est” attraverso la quale ha condotto un’interessante riflessione ed uno studio sull’esistenza umana e sul senso della vita.
Il nome dell’opera, tratto da un antico proverbio latino, significa “Così è creato il mondo” e fa riferimento alla concezione dell’uomo come parte integrante della natura e del cosmo. L’artista sembra voler suggerire che l’esistenza umana non è un evento isolato e separato dal resto dell’universo, ma fa parte di un grande disegno cosmico.
La scultura di Agrimi è caratterizzata da una grande cura per i dettagli, come tutte le sue produzioni artistiche che sono dotate di uno spirito critico dovuto all’uso di espressioni verbali che disorientano l’osservatore costringendolo a riflettere sulla forma e sulla sostanza dell’opera.
L’artista ha saputo cogliere l’essenza dell’essere umano, rappresentando con maestria la fragilità, la bellezza e la complessità della vita attraverso l’utilizzo di una duplice materia, il marmo puro ed il cemento armato in grado di delineare una struttura complessa che diviene metafora di un percorso vitale. Una verticale data dal pilastro in cemento e un’orizzontale data dalla scritta incisa sulla lastra in marmo, l’una di un bianco candido, l’atro grigio quasi nero come a voler indicare la dualità delle cose che compongono la nostra vita.
Tuttavia, l’opera di Agrimi non si limita a una mera rappresentazione estetica dell’uomo, ma vuole anche stimolare una riflessione più profonda sul senso della vita e sull’esistenza stessa. L’artista sembra voler suggerire che l’uomo non è solo un essere biologico, ma ha anche una dimensione spirituale e metafisica.
“Sic mundus creatus est” si innesta come elemento commemorativo e monumentale all’interno del parco del Mabos. La scelta, infatti, del marmo bianco come anche la scelta del carattere di stampa in “Time New Roman”, è una scelta consapevole ed intenzionale che emula quello più utilizzato nelle lastre cimiteriali e nei monumenti. Ecco che quindi l’opera “Sic mundus creatus est” rappresenta una condizione visivamente legata alle ritualità funeraria delle lapidi ma che porta, scolpito sulla sua superficie, un messaggio che inneggia alla vita.
Sulla lastra in marmo bianco, leggibile su entrambe le facce, incastonata sul pilastro in cemento ha su di essa incisa la frase “si vive per…e”. L’innesto dell’elemento marmoreo all’interno del pilastro è realizzato in modo da celare quasi la totalità dell’ultima parola lasciando visibile solo la vocale finale “e”. L’opera diviene, quindi, un enigma personale nella ricerca intimistica della parola mancante. La parola celata è la soluzione al significato della frase per l’artista e pertanto deve essere dall’artista celata, lasciando ad ogni uno la possibilità di trovare la propria “parola” che dia un senso personale alla frase.
L’artista Agrimi rappresenta, nel panorama artistico italiano ed internazionale una eccellenza, un artista estremamente eclettico che spazia dalla pittura all’installazione, dal campo fotografico a quello scultoreo, da quello performativo alla videoinstallazione.
Le sue opere sono il frutto di una ricerca maniacale volta alla perfezione, spesso mettendo in scena un iperrealismo che amplifica le emozioni e riduce la distanza tra realtà e finzione attraverso la rappresentazione di elementi figurativi del vivere comune o immagini che sono frutto di una conoscenza ancestrale e fanciullesca permettendo all’osservatore di rimanerne attratto inconsapevolmente perché quello che sta guardando con probabilità fa parte di ricordi o di immagini già viste.
Tuttavia, in quest’ultima fase della produzione artistica di Dario Agrimi si percepisce un sostanziale cambiamento di linguaggio, indirizzandosi verso una pittura istintiva ed apparentemente meno ricercata. Con la serie “mushrooms”, i parassiti della mente, l’artista vuol dare spazio alle immagini, grottesche ed infantili, immediate scaturite da un pensiero come a sottolineare che nonostante l’immediatezza dell’azione creativa, vi siano comunque delle spore artistiche insite e ormai contaminanti di una espressione artistica a differenza di quella che potrebbe essere una espressione spontanea di un bambino. Qui la tecnica, ormai acquisita si fonde con l’azione creativa, l’idea è nulla senza tecnica ed è solo congiuntamente che si possono creare le giuste condizioni per far generare un’opera d’arte.
Anche durante la residenza Sense “Acqua di Menta” svoltasi presso il museo MABOS, l’artista non si è limitato alla mera produzione della sola opera sopra descritta, ma ha realizzato e donato generosamente 17 teste scultoree in argilla, 17 Monnalise pop in stile “mushrooms”, una tela “mushrooms” 105×105, e un’ulteriore opera installativa all’interno del percorso del MABOS, un cubo di argilla su di una roccia bianca che sottoposta agli agenti atmosferici cambierà il suo stato fisico fino a sciogliersi nel tempo creando così un’opera effimera dal titolo “Polvere alla polvere”. Queste opere aggiuntive hanno ampliato l’impatto artistico della residenza, creando un dialogo tra l’artista, il museo e il pubblico.
Marilena Morabito