Riconoscimento dalla Commissione Cultura a Pasquale Arnone per i 50 anni di attività

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COSENZA – Il cinema sopra ogni cosa. Una passione che col tempo si è trasformata, come lui stesso dice, in una “sana malattia”. Tutto ebbe inizio quando, da ragazzino, Pasquale Arnone, un padre direttore della SIAE e con il pallino della scrittura, si precipita a Catanzaro dove stanno girando alcune scene del film “Il vangelo secondo Matteo” di Pierpaolo Pasolini. Siamo nel 1964 e il ragazzino Pasquale Arnone viene utilizzato come comparsa, grazie all’interesse di Antonio Spoletini, esponente di una delle famiglie di cinematografari più in vista a Cinecittà. Da questo episodio quasi fortuito che ha segnato la sua vita inizia la sua parabola verso la settima arte, facendone nel tempo uno dei più attivi organizzatori cinematografici della nostra regione.

Per i suoi 50 anni di attività professionale la Commissione cultura di Palazzo dei Bruzi ha consegnato a Pasquale Arnone un riconoscimento per l’impegno profuso al servizio dello sviluppo dell’arte cinematografica in Calabria.

In un affollatissimo chiostro di San Domenico si è tenuta la manifestazione di assegnazione del riconoscimento. Ad introdurre l’incontro della Commissione cultura il Presidente Claudio Nigro. Il profilo di Pasquale Arnone è stato tracciato dal consigliere comunale Mimmo Frammartino che ha ricordato l’attaccamento di Pasquale Arnone alla città e alle sue radici. “Generoso, caparbio, abile organizzatore di location cinematografiche – ha detto Frammartino – Pasquale Arnone ama le sfide e nella sua attività si è sempre speso molto in battaglie per l’affermazione della solidarietà, come testimoniano le diverse edizioni de “La partita per la vita” che hanno visto protagonista a Cosenza e in diverse occasioni la Nazionale di Calcio attori e cantanti”.

Il cinema era nel destino di Pasquale Arnone, tant’è che due anni dopo la comparsata nel pasoliniano  “Vangelo secondo Matteo”, lo ritroviamo, era il ’66, nuovamente sul set di un altro grande regista, Mario Monicelli, che stava girando a Le Castella di Isola Capo Rizzuto “L’Armata Brancaleone” sulle gesta di Brancaleone da Norcia, impersonato dal grande Vittorio Gassman.

Anche in quel caso il giovanissimo Pasquale si intrufolò sul set con uno stratagemma:  improvvisandosi venditore di bibite. Ma un  ispettore di produzione del film se ne accorse e lo allontanò. Se esiste una legge di benefico contrappasso, di quello  si avvantaggiò proprio Pasquale Arnone che, molto più tardi, nel 1988, divenne a sua volta ispettore di produzione di “Uomo contro uomo” di Sergio Sollima, fiction tv di Raiuno, con Barbara De Rossi, interamente girata a Cosenza. Dietro la macchina da presa il regista del celeberrimo “Sandokan” televisivo.

Un’altra grande occasione  fu l’incontro con il compianto Carlo Lizzani, sceso in Calabria per girare un film sulla piaga della prostituzione, la tratta della bionde.

La sceneggiatura era stata scritta da Don Oreste Benzi, ma la  lavorazione venne sospesa, qualcuno si mise di traverso e sul groppone di Pasquale Arnone rimase l’incombenza di pagare tutte le maestranze che fino a quel momento avevano lavorato alle riprese. Il suo sogno nel cassetto resta un film sulla vita di San Francesco di Paola. Dopo tanti dinieghi, potrebbe essere la volta buona, ora che anche il vento ha cominciato a spirare diversamente nella Calabria Film Commission, da poco commissariata dal nuovo Presidente della Giunta regionale.

Il fiore all’occhiello per Pasquale Arnone  resta “Giuseppe Moscati, l’amore che guarisce”, per la regia di Giacomo Campiotti e con Beppe Fiorello nei panni del medico napoletano famoso per la sua generosità e per prendersi cura degli ultimi, qualità che gli valsero la proclamazione a Santo da parte di Papa Giovanni Paolo II.

Facile alla commozione, Pasquale Arnone a stento la trattiene quando prende in mano il microfono. Parla dei suoi progetti, quello su San Francesco, ma anche di un altro sulla figura di Gioacchino da Fiore, guarda con fiducia al nuovo corso della Calabria Film Commission e saluta in sala l’attore Apollo Battendieri con cui sta lavorando all’organizzazione di un altro film, “Il caso Bonnard”, di Anna Maria Panzera.

Poi dice : “il mondo della cultura deve essere al servizio del sociale. Finché avrò la forza lavorerò per la mia città”. E tra gli applausi di amici ed estimatori, ringrazia chi gli ha regalato questo momento di meritata celebrità.

 

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