Riapre l’Istituto calabrese per gli studi sull’antifascismo

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RENDE (CS) – Anno nuovo, vita nuova per l’Istituto calabrese per la storia dell’antifascismo. Dopo mesi di chiusura forzata, è lo stesso presidente Pantaleone Sergi a comunicare con soddisfazione la ripresa delle attività al termine di un incontro avuto al Dipartimento della Cultura della Regione. «C’è voluto l’impegno personale e diretto del presidente della Regione Mario Oliverio, che ringrazio a nome dei soci, e negli ultimi giorni sono arrivati atti concreti che ci consentono di guardare al nuovo anno con serenità. Ci scusiamo con studiosi, ricercatori e studenti che in questi sei mesi di inattività non hanno potuto consultare i fondi archivistici custoditi ma dalla prossima settimana saremo di nuovo operativi». In effetti – secondo quando si legge in una nota – la Regione ha finanziato un progetto dell’istituto che intende valorizzare il proprio patrimonio archivistico per renderlo maggiormente fruibile, anche su internet, alla comunità scientifica, non solo regionale fortemente, interessata alle vicende della Calabria del Novecento. «Con soddisfazione – ha detto il presidente Sergi – devo dare atto al presidente Oliverio non tanto e non solo di avere mantenuto l’impegno assunto di ‘salvare’ l’istituto dalla contingenza economica negativa, bensì di averci in questi mesi stimolato a rilanciare il ruolo al servizio della ricerca storica e della cultura calabrese mediante progetti innovativi che contiamo di realizzare, anche con l’aiuto di altre istituzioni».

L’Istituto calabrese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea (Icsaic) si occupa di ricerca storica sulla Calabria contemporanea, conservazione di materiale documentario, divulgazione dell’attività e didattica della storia. Agli studiosi mette a disposizione un archivio cartaceo, video, fonico, con preziose testimonianze originali della storia contemporanea calabrese. Tra i tanti fondi archivistici si spiccano il fondo Paolo Cinanni, momentaneamente in custodia presso la sezione di Castrovillari dell’Archivio di Stato di Cosenza, e  quelli della Federazione Provinciale del PCI di Cosenza (1943-1980), della Federazione Regionale del PSI (1970-1992), le carte di Fausto Gullo e di Francesco e Saverio Spezzano, di Florindo De Luca, Nicola Lombardi, Francesco Malgeri, Emanuele Terrana, eminenti personalità politiche calabresi, nonché di Nina Rotstein, internata a Ferramonti. L’attiva adesione alla rete nazionale dell’INSMLI (Istituto Nazionale per la storia del Movimento di Liberazione in Italia) – come spiega il direttore Giuseppe Masi – permette all’Istituto calabrese  di essere inserito in un organismo di ricerca di livello nazionale ed europeo. La “Collana di studi e ricerche”, la “Collana di testimonianze: La memoria e la storia”, i Quaderni dell’ICSAIC, la collana “Prime edizioni”, e la “Rivista Calabrese di Storia del ‘900” hanno costituito  gli strumenti, in dotazione all’Istituto, per la sua opera di documentazione e di diffusione. L’Icsaic, infine, ha versato alla Biblioteca Tarantelli dell’Università della Calabria, dove ha la propria sede il proprio patrimonio librario costituito da migliaia di volumi e riviste.

A breve sarà in programma l’assemblea dei soci dell’Icsaic per decidere un calendario di attività per il 2017. «Sono convinto – ha aggiunto Sergi – che non ci mancherà, come in passato, il sostegno della Fondazione Carical e quello personale del suo presidente Mario Bozzo, né il supporto scientifico e istituzionale del prof. Davide Infante, presidente della Biblioteca Tarantelli che ci ospita. E speriamo pure che il presidente del Consiglio regionale si ricordi di noi».

L’Icsaic – secondo quanto sostiene il suo presidente – cercherà poi di rafforzare la collaborazione con la Cgil, nelle sue diverse espressioni territoriali sempre molto vicina all’istituto, nonché con l’Anpi e con soggetti privati che hanno a cuore la cultura calabrese. Contatti saranno presi anche con Cisl e Uil, per avviare assieme progetti di ricerca sul mondo del lavoro.

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