STILO (RC) – Nuove scoperte arrivano dalla Cattolica di Stilo, che continua a regalare grandi tesori. Nel corso della campagna di ricerche effettuata da Elia Fiorenza, studioso della Calabria Bizantina e Medievale, autore, tra l’altro, di una monografia sulla celeberrima “gemma di arte genuinamente bizantina” (edizioni Laruffa Reggio Calabria), è stato possibile interpretare una iscrizione fin’ora sconosciuta, apparsa timidamente nel corso degli ultimi restauri dell’interno.
«Dopo una serie di analisi fotogrammetriche, – asserisce lo studioso – e mediante l’ausilio di strumenti fotografici di altissima precisione, è riaffiorata una importante epigrafe dedicatoria finora sconosciuta». «In questo complicato viaggio nella storia mi sono imbattuto in un’epigrafe che non è stata finora studiata, mai interpretata, sia per la grande difficoltà dei caratteri (spesso abbreviati), sia per il pessimo stato di conservazione della medesima». Per Elia Fiorenza «le iscrizioni musive vanno ascritte al primo XV secolo e si trovano al di sopra di un “misterioso omino” – devoto, dedicante o committente che sia – sull’angolo sinistro della parete occidentale, nell’atto di rivolgere la sua prece al santo (Giovanni il precursore). Lo studio comparativo dell’iscrizione greca del cartiglio (voglio dire dei suoi caratteri, dei suoi compendi: della paleografia, insomma) è l’unica via per sperare di riuscire a leggere almeno parte del “fumetto” dell’omino (nell’ipotesi che, nella stratificazione del palinsesto affrescato, il detto omino sia coevo alle altre figure (vedi in alto il San Giovanni Battista), e non – come pure è possibile – un’aggiunta posteriore). «La preghiera rivelata – illustra Fiorenza – narra: “Ricordati, o Signore del tuo servo Giovanni (K… forse il cognome) e con il cuore, perdona i suoi peccati”. Una iscrizione analoga la troviamo nella Deesis di Caulonia in cui ai piedi della Vergine una scritta svela, probabilmente come nella nostra Cattolica di Stilo, il committente: “Ricordati, o Signore, del tuo servo Nicola Pere, prete, e perdonagli i peccati”. Non è da escludere che si tratti, invece, dell’autore del ciclo decorativo, dato che in alcuni manoscritti gli autori delle miniature utilizzavano l’identica formula che apponevano all’ultima pagina del codice. È il caso del Vangelo di Miroslav , manoscritto datato 1180, con miniature di bellezza straordinaria, conservato nel Museo Popolare a Belgrado».