RENDE (CS) – Di seguito il commento sulla scomparsa di Luis Sepúlveda di Mario Francisco Benvenuto, professore di Lingua e traduzione spagnola all’Università della Calabria:
Luis Sepulveda nacque a Ovalle, al nord di Santiago del Cile, il 4 ottobre del 1949. Da adolescente sognava di diventare calciatore, un sogno condiviso da molti giovanissimi in quelle latitudini e non solo, ma leggendo i Venti poemi d’amor e una canzone disperata di Pablo Neruda il seme della letteratura fece del suo spirito terra feconda. A soli vent’anni con i suoi racconti Crónicas de Pedro Nadie, vinse il Premio Casa de las Américas e una borsa di studio per studiare drammaturgia presso l’Università Lomonosov (Mosca) e, rientrato in patria, dopo la parentesi estera, scrisse racconti , ottenne il diploma di regista teatrale, alternando tra giornalismo a stampa e radiofonico e altre piccole attività.
La sua adesione al Partito Socialista cileno lo portò a diventare guardia del corpo del Presidente Salvador Allende, destituito l’11 settembre 1973 dal colpo di stato di Augusto Pinochet. Subì l’arresto e la tortura da parte della dittatura militare per diversi mesi, come tanti altri uomini e donne colpevoli o innocenti di contrastare il regime e scambiò la sua libertà con l’esilio forzato.
Migró dal Brasile in Paraguay e poi in Ecuador e riprese la sua attività di drammaturgo. Sperimentò sulla propria pelle il topico dicotomico civiltà vs barbarie della letteratura Ottocentesca ispanoamericana vivendo tra gli indios Shuar, nell’Amazzonia ecuadoregna e da lì trasse ispirazione per Il vecchio che leggeva Romanzi d’amore, metafora dell’uomo che soffoca la natura. Si trasferì poi ad Amburgo e lavorò assiduamente per Greenpeace fino al 1986. Si sposò con Carmen Yanez e si trasferì in Spagna. Alcune delle sue opere ritraggono aspetti autobiografici quali La frontiera scomparsa, La lampada di Aladino, Il Generale e il Giudice, Un nome da torero, ecc., ma altre hanno regalato delle favole meravigliose Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare e la Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa.
Ho avuto l’onore di conoscere personalmente Luis in occasione della presentazione di una delle sue opere a Cosenza, nel lontano 2004. Fui colpito dalla sua semplicità di “hombre del pueblo”, espressa nella sua biografia e nelle sue interviste. Il suo carattere era più incline alle riunioni tra pochi amici, che alla confusione dei grandi eventi, dove la sua riservatezza ed educazione non facevano trapelare la sua grande ironia e simpatia. Come un personaggio dei suoi romanzi, il suo sorriso infrangeva il viso serioso forgiato dagli eventi non proprio felici della vita vissuta per dare spazio a una infinità cordialità. Siamo rimasti in contatto e amici per sempre.
La sua straordinaria voce, ponte tra l’America latina e l’Europa dove risiedeva negli ultimi anni, si è spenta oggi in un ospedale di Oviedo (Spagna) vittima del flagello che si è abbattuto sull’umanità. Resteranno immortali i caratteri della sua opera.