Cosenza – Quando si parla d’amore puro, casto, passionale, desiderato e allo stesso tempo respinto e contrastato, quando si parla di quell’amore vissuto come unione di anime e corpi, dell’amore perfetto ma osteggiato dalla volontà altrui si pensa immediatamente a William Shakespeare e alle sue tragedie.
Si pensa a Romeo e Giulietta che difendono un sentimento nonostante l’astio bieco e truce che contrappone i Montecchi e i Capuleti, si pensa ad Amleto che ripudia Ofelia per salvaguardarla da nocivi rapporti familiari e ad Otello che, incalzato da Iago, uccide la sua amata Desdemona per un tradimento simulato, inculcato ma mai esistito. Amori che portano sì alla morte ma che, nonostante tutto, continuano anche dopo di essa; amori fatti di “sostanza”, di cuori che si cercano e si uniscono senza aver necessariamente bisogno di corpi; amori che vanno al di là della vita vissuta, della vita terrena e ed effimera.
Ed è proprio su questa scia che si muove il progetto pluriennale “Shakespeare 2016 – Lo spettacolo del mondo” promosso dalla Scuola Dottorale di Studi Umanistici dell’Unical, presieduta dal prof. Roberto De Gaetano. L’iniziativa nasce per ricordare il drammaturgo inglese e per riportare in auge e alla memoria le sue opere, tuttora oseremo dire moderne, attuali, contemporanee, in vista del quarto centenario della sua morte che si celebrerà proprio nel 2016.
Il progetto, inaugurato oggi con il seminario “Shakespeare l’anonimo” tenuto da Nadia Fusini, si protrarrà fino a maggio con laboratori, seminari, lezioni magistrali, produzioni di spettacoli teatrali; il progetto comprende anche un ampio ciclo di proiezioni cinematografiche curate dal prof. Bruno Roberti e che si svolgeranno presso il Cinema Italia-Tieri.
Il progetto ha come scopo quello di riportare all’attenzione di studiosi, studenti, dottorandi e artisti una delle più imponenti figure della cultura occidentale; William Shakespeare è uno dei pilastri più importanti del nostro sapere, del nostro amore per la tragedia e della nostra attrazione/repulsione per i suoi personaggi che più li scomponi e li svisceri e più sembrano dannatamente attuali, maledettamente noi.
Annabella Muraca