Spartenze: per condividere e ritornare nella Sila greca

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MAISON-CELESTINO a Spartenze

CORIGLIANO ROSSANO (CS) – Si è chiusa lo scorso Sabato 3 Agosto a Paludi, tra musica, sapori dell’identità e messaggi forti la quarta edizione del Piccolo Festival delle Spartenze, contenitore artistico-culturale promosso dall’associazione AsSud, quest’anno dedicato al valore della Casa come luogo di ritrovo e di condivisione, che per quattro giorni ha animato con concerti, momenti di dibattitto e confronto, viaggi e “colazioni” enogastronomiche i piccoli centri della Sila Greca e portato alla scoperta dei tesori della grande Corigliano Rossano.

«Il Festival delle Spartenze – racconta Giuseppe Sommario – parte da una espressione, che è stata quasi un viaggio onirico nel tempo, di Za’ Chiara di Cropalati, una donna emigrata con il suo carico di speranze e nostalgia, in Argentina: U’ vi scurdat e nua”. Ero lì, insieme ad altri amici, a Buenos Aires, sul Rio de la Plata, qualche anno fa e quella frase mi ha aperto un mondo, consegnandomi una responsabilità. Quella di raccontare l’emigrazione. E di farlo a tutti, in modo responsabile e soprattutto con l’intento di creare una nuova consapevolezza di ritorno. Il Piccolo Festival delle Spartenze è un po’ come la lista di Schindler, che voleva salvare tutti. Noi, invece, vogliamo raccontare tutti. Tutte le singole storie di emigranti di chi ce l’ha fatta, di chi è tornato e anche di chi per un motivo o per un altro è appena partito lasciando questa terra».  

Ma un altro obiettivo del Festival, spiega ancora Sommario, è quello di tessere legami, di favorire incontri «e questo mi sembra – dice – che con il passare degli anni sta avvenendo con sempre maggiore frequenza. A partire dai territori per finire alle persone che in questo evento trovano un motivo per confrontarsi, per parlare di identità e memoria». Il Piccolo Festival delle Spartenze è anche non avere paura dell’altro. «Spartire e dividere esperienze – aggiunge Sommario – è essenziale per dare forza a chi rimane di essere vere sentinelle del loro territorio senza avere paura delle diversità. E questo è un discorso che vale soprattutto in Calabria dove i calabresi per secoli e anche oggi hanno rappresentato e rappresentano  il “diverso”. Nonostante tutto abbiamo contribuito a fare le fortune delle civiltà in cui siamo emigrati. Ecco, dovremmo avere il coraggio adesso – precisa – di saper fare il contrario: di accogliere e fare leva sulla diversità».

 

 

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