The silent Patner, un Babbo Natale alternativo

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COSENZA (CS) Anche quest’anno Falso Movimento chiude la sua lunga stagione con un Cineappuntamento di Ugo G. Caruso, il quale a sua volta mantenendo fede all’abitudine di proporre un film sì di ambientazione natalizia ma distante dalla retorica delle festività, per il numero 45 di Flashback rispolvera un noir a suo tempo molto apprezzato dagli appassionati del genere e salutato da critica e pubblico come una bella sorpresa al suo apparire alla fine degli anni settanta, ma poi, come spesso accade, scivolato nell’oblio nel corso dei decenni successivi.
E così dopo “The box” di Richard Kelly, “L’ipnotista” di Lasse Hallström e “Vengeance” di Johnnie To, quest’anno la scelta è caduta su “L’amico sconosciuto” (“The silent partner” – Canada1978), diretto dal regista canadese Daryl Duke.
Il film parte dal  romanzo “Pensa un numero” dello scrittore danese Anders Bedelsen edito nel 1968. La sceneggiatura è firmata dallo stesso scrittore insieme a Curtis Hanson, regista americano più volte cimentatosi nel thriller che vent’anni più tardi porterà sullo schermo “LA Confidential” dalla tetralogia di Los Angeles di James Ellroy. La colonna sonora è del grande Oscar Peterson.

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In breve la trama: Miles Cullen è un modesto impiegato di banca, mite, scapolo, solitario, con l’hobby dei pesci d’acquario. La sua agenzia ha sede all’interno di un centro commerciale di Toronto, città solitamente poco frequentata dal cinema. Nei giorni che precedono il Natale Miles scopre casualmente che un Babbo Natale che staziona nei pressi ha intenzione di rapinare la banca. Ua bizzarra idea comincia a farsi strada nella mente del travet, ovvero di arraffare un bel gruzzolo sapendo che verrà incolpato il rapinatore. Ed infatti a questi consegnerà pochi  bigliettoni distraendo per sè la somma di 148.000 dollari. Con questa somma comincia a pensare di cambiar vita e di mostrarsi più ardito nei confronti di una bella collega. Ma non ha atto i conti con il rapinatore, Reikle che appreso dai media dell’entità reale della somma trafugata si sente beffato e comincia a perseguitarlo in maniera sempre più insistente e minacciosa. Non si tratta infatti di un rapinatore qualsiasi ma di uno psicopatico pluriomicida, condannato tra l’altro per le sevizie inferte ad una donna. Tra i due inizia una mortale partita a scacchi ricca di colpi di scena e di imprevedibili rivolgimenti di fronte nel corso della quale inaspettatamente fa la sua apparizione Elaine, un’avvenente ragazza che sembra interessata a Miles (o ai suoi soldi?). Il gioco allora si complica ulteriormente in un crescendo di tensione..
Un pregio indiscutibile del film sta nel suo cast piuttosto composito, partendo da Elliott Gould, protagonista eponimo della New Hollywood degli anni settanta, attore prediletto da Robert Altman e che può vantare pure un’esperienza europea sotto la direzione di Ingmar Bergman, dalla recitazione scanzonata, con quel suo fare sornione che sembra sempre voler intrattenere col pubblico un rapporto che va oltre o addirittura contraddice il copione. Accanto a lui la sensuale e sempre convincente Susannah York, attrice britannica di lungo corso (“Tom Jones”), presto adottata dal cinema statunitense per titoli inportanti tra cui spicca “Images”, sempre di Altman. Ed infine il bravissimo Christopher Plummer, lui sì canadese, proprio di Toronto, divenuto planetariamente celebre con “Tutti insieme appassionatamente”. Rimarchevole la presenza di Celine Lomez, bellezza esotica ed eccitante e di un ancora sconosciuto John Candy.
Un noir che con sapienza mescola ironia, erotismo e suspense e suggerisce al contempo il sospetto più che mai d’attualità sulla natura criminale dell’istituto bancario.

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