RENDE (CS) – «Oggi è un mondo virato». Con questa considerazione, riferendosi alla geopolitica dopo il COVID-19, è iniziata la lezione di Lucio Caracciolo, direttore di “Limes”, tenuta in video conferenza, al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri. Caracciolo ha evidenziato tre argomenti. Il primo tema è che “non siamo in guerra”: «tutti parlano di guerra ma è solo uno scudo per legittimare un accentramento di poteri fuori dal comune». Ha quindi paragonato l’attuale momento con l’11 Settembre, rilevando come quest’ultimo abbia avuto un impatto minore rispetto a ciò che sta accadendo in questo periodo. Questo perché «il terrorismo è portato avanti da pochi, mentre il virus si infiltra ovunque».
Il secondo punto è che questa non è una pandemia, che è un termine burocratico, utilizzato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. A tal proposito Caracciolo ha ricordato quanto detto dal virologo Anthony Fauci: “It really is borderline semantics”: cioè pandemia è una parola borderline. L’epidemia è selettiva, non globale, in quanto possiamo constatare che ha un impatto geopolitico differenziato a seconda dei Paesi, cioè si diffonde in modo disomogeneo. Infine, il docente ha precisato che sul virus sappiamo poche cose ma alcuni elementi appaiono chiari: è scoppiato in Cina a Wuhan, una città strategica perché è una cerniera tra la Cina più sviluppata e quella più arretrata, rurale dove vive il 40% della popolazione. In quest’area, si confrontano due sistemi sociali, sanitari e igienici. La Cina ha ritardato a dare le informazioni perché il sistema cinese strutturalmente le rallenta. E questo ritardo è stato anche la conseguenza che ha portato a sottovalutare il problema, per alcuni aspetti in modo criminale. Il Deep State cinese è il Partito Comunista, un’organizzazione capillare distribuita in 650 mila unità territoriali, che ha la capacità di essere presente in modo capillare, a livello di ogni singolo caseggiato.
La diplomazia degli aiuti
«Dopo la seconda metà di marzo – ha proseguito Caracciolo – la Cina ha potuto lanciare la sua controffensiva facendo leva su due elementi principali: le proprie conoscenze epidemiologiche e la capacità produttive, soprattutto quelle specifiche di mascherine e respiratori». Una controffensiva che Caracciolo ha definito “diplomazia degli aiuti”. Mentre l’Europa e gli U.S.A. erano piuttosto indifferenti, siamo rimasti colpiti dalla rapidità dei pur modesti aiuti cinesi, che hanno impressionato gli italiani. Infatti, in un recente sondaggio della società italiana SWG alla domanda: “Chi sono i nostri migliori amici?” è emerso che il 52% ha scelto la Cina, il 32% la Russia e solo il 17% gli U.S.A. Alla domanda opposta:“Chi sono i nostri nemici?”, il 45% ha risposto la Germania e il 38% la Francia. «In questo quadro – ha affermato Caracciolo – sembra quasi sia maturato a livello di opinione un rovesciamento delle alleanze, derivato dall’aspetto emotivo che con il tempo si attenuerà». Il docente ha poi sottolineato la propaganda portata avanti dalla Cina e dalla Russia. In particolare, quest’ultima ha targato i pacchi inviati in Italia con una frase alla James Bond: “Dalla Russia con amore”. Ha quindi ribadito che «l’Italia ha acconsentito con enfasi all’arrivo degli aiuti cinesi, seguendo il comportamento del “Memorandum of understanding” tra Italia e Cina sottoscritto nel 2019. E proprio questo accordo, ha confermato che l’Italia, secondo gli U.S.A.,è un paese ad affidabilità limitata. Il virus ha colpito gli U.S.A. con ritardo. In questa situazione, anche la potenza statunitense ha subìto un danno economico grave. Pertanto, nella competizione geopolitica tra Cina e U.S.A., in questo momento, la prima ha potuto trarre qualche vantaggio, malgrado i suoi gravi problemi strutturali». «Le epidemie sono sempre esistite. Ci sono stati casi fin dall’antico Impero Romano, come la “peste Antonina”, oppure nel Rinascimento come a Venezia, durante i quali si è reagito attraverso l’isolamento fisico che porta a risultati misti. Infatti, i luoghi di contenimento, se da un lato aiutano la guarigione ed evitano i contatti, dall’altro rappresentano bombe di incubazione del virus. Il modello cinese è interessante perché nessuno ha uno Stato con un controllo cosi accentuato e capillare, al contrario di europei e americani dove il controllo sociale è ridotto. Trump, sin dal primo momento, ha avuto un atteggiamento non consono alla realtà. Quando il virus ha iniziato a diffondersi ha affermato che si trattava di una bufala dei democratici. In seguito, ha dichiarato che l’epidemia sarebbe stata sconfitta rapidamente e solo oggi sta utilizzando una retorica più realista, cercando di prendere le redini di una partita geopolitica inizialmente fallimentare».
La crisi economica
Caracciolo ha poi affrontato la possibilità di limitare i danni della crisi economica, conseguenza di quella sanitaria: «Bisogna scegliere qual è il rischio maggiore e quale quello minore, tenendo conto che se si deve privilegiare il danno sanitario, questo di riflesso comporta il rischio della pace sociale. Infatti, il virus tende a dividere a livello geopolitico, producendo falle piuttosto profonde. Per alcuni questa è l’ora più scura mentre sotto altri aspetti potrebbe essere l’ora più chiara in quanto vengono sottolineate le contraddizioni del sistema sociale, dimostrato da come i vari Stati rispondo alla minaccia della paura». Caracciolo ha quindi parlato delle criticità degli stati. Ha ricordato quali siano quelle della Cina, rappresentate al meglio dalla questione di Taiwan che è un’isola stato, dove l’82% degli abitanti non si considera cinese. Se nel 2049 Taiwan non rientrerà in Cina, bisognerà vedere quale sarà la posizione degli U.S.A. In secondo luogo, la Cina tenta di diventare una potenza oceanica, seguendo gli esempi storici degli U.S.A. e della Gran Bretagna. Infine, il sistema finanziario è molto fragile, anche perché, al di là delle statistiche di regime, negli ultimi anni i tassi di sviluppo si sono molto ridotti. «Anche gli U.S.A. – ha ribadito – presentano forti criticità». A proposito, ha ricordato il pensiero di Graham T. Allison che ha evidenziato il concetto della “trappola di Tucidide”, ripercorrendo il conflitto tra Sparta che si sentiva minacciata da Atene scatenando la guerra del Peloponneso. Allison usa questo precedente per definire i rischi che possono essere causati dall’inasprimento della rivalità tra due Paesi in forte competizione tra loro. In particolare, sostiene che la sfida di una potenza emergente a una potenza egemone, pone una grave minaccia alla stabilità e alla pace mondiali. Tale rischio, secondo Allison, potrebbe portare ad una rotta di collisione inevitabile tra Cina e U.S.A. Secondo lo studioso americano, la situazione più efficace sarebbe quella di tornare allo schema della Guerra Fredda, cioè con due distinte aree di influenza, con gli U.S.A. da un lato e la Cina dall’altro.
Caracciolo ha poi affrontato il rapporto tra gli U.S.A. e l’Italia. Ultimamente, il nostro Paese è in contrasto con gli U.S.A. proprio a causa della firma del “Memorandum” con la Cina, che, pur non avendo un grande valore, dal punto di vista simbolico vale moltissimo, perché l’Italia è stato il primo Paese della NATO a sottoscrivere un patto culturale e commerciale con l’impero del Dragone. Per quanto riguarda il nostro Paese, secondo il Direttore di “Limes”, «vedremo come, nei prossimi giorni, si concretizzeranno gli aiuti da parte dell’U.E., che saranno quelli possibili. In questo quadro, abbiamo due posizioni diverse: da un lato la Francia, che intende fare da capofila per i Paesi del Sud, ma che è sempre pronta a trovare un compromesso con la Germania; dall’altro lato, la Cancelliera Angela Merkel non ha alcun interesse ad una crisi eccessiva dell’Italia perché la catena produttiva del valore tedesca è estesa fino alla linea gotica, in quanto le aziende italiane contribuiscono allo sviluppo tedesco». «In definitiva – ha concluso Caracciolo – siamo di fronte ad uno scontro tra capitalismi di Stato. In Europa i trattati comunitari valgono sempre meno e questo accentua la competizione. L’Italia deve proteggere gli interessi nazionali a partire dall’applicazione della Golden Power, così come dobbiamo migliorare la legislazione di emergenza che è stata fino ad ora stentata e diversamente interpretabile, dimostrando come, accanto ad una decadenza politica, ci sia anche una decadenza burocratica. C’è bisogno di una nuova formazione e selezione di classi dirigenti per disporre di una tecnocrazia pari a quella degli altri Paesi. Infine, in Italia è fondamentale costruire una mentalità che ci abitui ragionare in base al pensiero strategico, poiché affrontare i problemi in un’ottica di breve respiro impedisce il nostro sviluppo».