“La fotografia sul rapporto natalità-mortalità delle imprese iscritte, nel primo trimestre di quest’anno, alle Camere di Commercio calabresi certifica un dato più che veritiero, ma da integrare, perché non tiene conto delle altre cause di cessazione delle imprese, come i fallimenti, i pignoramenti e le sospensioni di attività non formalizzate.”
Lo afferma il Presidente regionale della Confapi Calabria Francesco Napoli intervenendo sui dati diffusi oggi dalla Camera di Commercio di Cosenza e pubblicati dalla stampa.
“Sono, infatti – sostiene Napoli – oltre dodicimila le imprese che sono state costrette a chiudere i battenti negli ultimi dodici mesi, lasciando per strada tantissime unità lavorative, con conseguenze disastrose per intere famiglie.
E’ innegabile come tra i principali fattori che hanno influito ed influiscono sulle cause della chiusura delle imprese – sottolinea ancora il Presidente della Confapi Calabria Francesco Napoli – ci siano le lentezze di una macchina burocratica che rivela tutto il suo incedere pachidermico quando è incapace di portare a compimento i procedimenti di finanziamento di tanti bandi pubblici. Tra questi, quello legato all’Innovazione, pubblicato nel 2011; quello sugli asili nido, che dopo 28 mesi non ha ancora visto la firma delle convenzioni; quello sulla microimpresa, ma l’elenco potrebbe continuare all’infinito.
Un’impasse che, in numeri, si traduce in 100 milioni di euro per i bandi sopra indicati che potrebbero portare ricadute occupazionali pari a 250 milioni di euro legati al PIL. A questo si aggiungano tutte le risorse non spese del POR 2007-2013 che, nelle quattro regioni dell’Obiettivo Convergenza, tra le quali la Calabria, ammontano a 17 miliardi di euro.
Non esistono ricette miracolose, ma solo buon senso e pragmatismo: da una parte occorrerebbe attivare procedure più snelle per i bandi pubblici, con una task force il cui compito dovrebbe essere quello di dare impulso ai meccanismi di spesa in tempi rapidi, per sbloccare, in concorso con le parti sociali, tutte le pratiche legate ai soldi pubblici depositati nella banche. E dall’altra, recuperare il tempo perduto sulla strada dell’approvazione, da parte della Regione, del regolamento garanzia-giovani, noto come “youth guarantee” che sarà operativo in Italia dal primo maggio e che ieri è stato ampiamente diffuso sui giornali economici.
La tristezza è aver constatato che, mentre nell’elenco diffuso dalla stampa economica tutte le regioni italiane hanno adottato il regolamento, all’appello mancava solo la Calabria, quella Calabria nella quale i ragazzi tra i 15 e i 24 anni che o hanno interrotto gli studi o sono in cerca di lavoro hanno raggiunto quota 52.177.”