Mentre guardavo Obama piangere per le 27 vittime della strage nel Connecticut, mi è venuto in mente come la più arbitraria delle associazione di idee, il ricordo di Sandro Pertini nel 1980, davanti ai resti della stazione di Bologna, che pronuncia la parola “bambini” e rompe la sua voce nel pianto. Ogni volta che mi ricapita di vedere quelle immagini penso a quell’uomo, alla sua storia e al suo candore, a quella storia, e non posso farea meno di commuovermi.
Ecco, la storia.
Guardando il presidente americano Barack Obama, ma forse dovrei dire guardando l’America che piange una strage assurda, la reazione incontrollata è quella di un sorriso amaro, di un gesto scettico di una scrollata del capo.
Quale è la storia di un paese che piange 27 persone uccise (di cui 20 bambini) chiaramente senza motivo?
E’ la storia delle cosiddette lobby dei produttori di armi, che finanziano da sempre le campagne elettorali di qualsiasi presidente? E’ la storia di quei presidenti che non mancano di ringraziare tanta generosità una volta eletti? A tal proposito, nessun disincanto: Democratici come Repubblicani.
La storia di un paese in cui la vendita di armi (dalle pistole alle testate missilistiche) è uno dei settori trainanti dell’economia? Un paese che le armi le reclamizza in tv: pistole e mitragliatori d’assalto “indossati” da poppute ragazze in bikini. Un paese in cui è possibile che una banca ti regali un fucile se apri un conto in una sua filiale. Una nazione in cui armi o proiettili fanno capolino nei megastore, quasi invogliandoti a comprarle, come compreresti merendine messe a bella posta vicino alle casse di un supermarket.
O è la storia di un paese da sempre terrorizzato da qualcuno o qualcosa? Indiani, neri, comunisti, alieni, terroristi. Quindi è la storia di un paese che vende armi con facilità ad una popolazione perennemente terrorizzata? Un diritto quello a possedere armi, sancito persino in un emendamento della costituzione, sbandierato soprattutto in occasione di eventi tragici e folli, come reazione alla violenza, confondendo causa ed effetto.
Un paese in cui la NRA, la National Rifle Association, non manca di organizzare parate e riunioni nei posti teatri di stragi, pochi giorni dopo che sono avvenute. La storia di un paese in cui uno di questi sostenitori del possesso di armi può tranquillamente affermare che ad armare la mano di Adam Lanza, il ventenne autore della strage, compiuta con armi rubate alla madre e regolarmente detenute, sono stati i sostenitori della legge che vuole regolare il possesso di armi, e che armare maggiormente genitori e insegnanti rappresenterebbe una soluzione.
Negli USA da circa 6 mesi circola un video, diffuso da istituzioni ufficiali, che illustra il comportamento da adottare in caso di stragi violente per opera di folli. Un filmato che invita a correre, a nasconderti, a non farti ostacolare da nessuno verso la salvezza, e a reagire decisamente appena ne hai l’occasione, come se fosse un qualsiasi manuale di comportamenti da adottare per avvenimenti inevitabili, come terremoti o alluvioni. Come se una strage immotivata fosse un evento facilmente verificabile ed inevitabile, o addirittura accettato.
Ecco perchè oggi l’America che piange, le sue istituzioni come i suoi cittadini, hanno una immagine di inevitabile deja vu, o ancora di qualcuno che si guarda allo specchio, guarda occhiaie, forme allargate, un viso sfatto e si domanda come ha fatto a ridursi in quel modo. In presenza di eventi tragici si è soliti dire che non è momento di polemiche e riflessioni, ma di pianto e commemorazione. Spesso è la via più comoda per aggirare le responsabilità. Quello che oggi dovrebbe fare l’America subito dopo avere asciugato le lacrime, è distruggere il proprio autoritratto e avere la pazienza di ridipingerlo ex novo.