ROMA – Un ricordo sentito e informale di Carlo Lizzani, regista ma anche studioso di cinema, che rifugga dai toni celebrativi e ne ricostruisca la lunga ed originale vicenda professionale. E’ questo il senso dell’incontro “Carlo Lizzani, l’ultimo neorealista” in programma questa sera alle ore 21 a Roma, al Cineclub Alphaville (v. del Pigneto, 283). La serata sarà introdotta da una conversazione di Ugo G. Caruso con Mino Argentieri, docente di Storia del cinema, già critico cinematografico de l’Unità, poi di Rinascita, direttore di Cinemasessanta, nonché per molti anni responsabile per il cinema della Direzione Nazionale del PCI, dunque per tante ragioni “compagno di viaggio” dello stesso Lizzani, secondo il felice titolo delle memorie di Massimo Mida Puccini che proprio con lo stesso Lizzani aveva firmato in gioventù una regia a quattro mani. Si vedrà pure un breve frammento delle riprese a Milano di quello che forse rimane il suo capolavoro, La vita agra (1964).
A seguire, anziché uno dei suoi film più celebrati ed impegnati, passati tante volte in televisione, si è scelto di riproporre un titolo più controverso, Roma bene, proprio perché letteralmente “invisibile” per tanti anni, dunque dimenticato, nonostante il notevole successo al botteghino nel 1971. Ritenuto compiacente rispetto ai canoni commerciali dell’epoca ed in linea con la committenza produttiva ( Adelina Tattilo, editrice di Playmen), Roma bene, costituisce l’ennesimo affresco della capitale, a distanza di dieci anni da La dolce vita, quando l’Italia è ormai giunta al termine del boom. Il film, seppure discutibile per molti versi e non annoverabile tra i migliori lavori del regista , resta comunque godibile come commedia di costume per la sua coralità e la satira graffiante che ispira la rappresentazione vivace di un ambiente ritratto nei suoi continui e frenetici rituali ma spiato anche nei suoi traffici e nelle sue pratiche più inconfessabili. I protagonisti sono i rappresentanti di un’alta borghesia avida e senza scrupoli, speculatori, bancarottieri, lottizzatori, esponenti dell’aristocrazia nera, monsignori affaristi, faccendieri, personaggi del jet set internazionale, una gioventù dorata ma già corrotta, meretrici d’alto bordo, excort ante-litteram, parvenu, cialtroni, scrocconi, etc. Tratto dal dramma Mani aperte sull’acqua di Luigi Bruno di Belmonte, sceneggiato da Luciano Vincenzoni e Nicola Badalucco con un certo accanimento moralista tipico dell’epoca ma anche con un occhio alle pruderie del tempo, musicato da Luis Bacalov, vanta un cast davvero eccezionale: Nino Manfredi, Virna Lisi, Philippe Leroy, Franco Fabrizi, Michèle Mercier, Vittorio Caprioli, Gastone Moschin, Senta Berger, Umberto Orsini, Mario Feliciani, Irene Papas, Gigi Ballista, Annabella Incontrera, Enzo Cannavale, Evi Maltagliati, Carlo Hintermann, Enzo Tarascio, Alessandro Sperli, Minnie Minoprio, Dado Crostarosa, Edy Galleani, Gigi Rizzi, Pia Giancaro.