Cassiodoro nasce a Squillace, tra il 485 e il 490. Egli apparteneva ad una potente e illustre famiglia di funzionari di origine siriana che vantava parentela con i Simmachi e con la famiglia degli Anicii. Il nome proprio che lo distinse dai suoi antenati e famigliari illustri era quello di Senatore. Cassiodoro fu avviato giovanissimo dal padre alla carriera politica. Percorse rapidamente, sotto Teodorico e i suoi successori, il cursus honorum, conseguendo in veloce successione, dal 507 al 514, le cariche di questore, corrector Lucaniae et Bruttiorum, come suo padre e di magister officiorum. Allontanato per un breve periodo dalla corte di Teodorico, fu richiamato nel 533 come prefectus praetorio Italiae, carica che tenne fino al 536. Quattro re dei Goti nel 526 – Teodorico, Atalarico, Teodato e Vitige e la reggente Amalasunta – lo ebbero come proprio ministro. Nell’ideologia e nella prassi politica era intuizione e progetto sapiente e lungimirante di Cassiodoro l’integrazione e la fusione fra l’elemento goto e quello romano cementato dalla civiltà cristiana, anticipando con ciò di quindici secoli il cammino di unificazione delle cultura e dei popoli europei. Caduto il regno dei Goti, Cassiodoro, immerso in una radicale conversione, attraverso un itinerario eccezionale e ammirevole santità, si dedico interamente all’attività intellettuale e religiosa nel tentativo di attuare un grandioso programma di educazione culturale e formativa. Fallito un primo tentativo di fondare a Roma, nel 536, con l’aiuto di Papa Agapito, un’università del sapere cristiano e profano sul modello di quelle fiorite in Oriente ad Alessandria e a Neocesarea-Nisibi, Cassiodoro riuscì nel suo intento nella natia Squillace, dove fondò tra il 554-560, a lato del fiume Pellene (attuale Alessi), il monastero di Vivarium, ove trasportò la sua ricchissima biblioteca e che si può a ragione considerare il primo esempio di università cristiana d’Occidente. Nel Vivarium, Cassiodoro realizzava in maniera altamente originale una fusione tra l’ideale contemplativo classico e quello cristiano dell’operosa preghiera per i fratelli. Lo studio imposto ai monaci, insieme alla trascrizione degli antichi codici, dava un originale ed autonomo indirizzo alla Regola Benedettina privilegiando in senso intellettuale l’obbligo del lavoro prescritto da S. Benedetto secondo uno schema che ha i suoi prodromi nella Regula Magistri, da molti attribuita allo stesso Cassiodoro. Nella piena maturità egli affidò il meglio di sé alle Istitutiones divinarum et saecularum, sorta di enciclopedia propedeutica allo studio delle lettere sacre e profane. Purtroppo, l’istituzione non sopravvisse a lungo al suo fondatore e già nel sec. VII la sua celebre biblioteca del Vivarium, vero prototipo dei centri culturali monastici dei Medioevo dove i monaci erano l’espressione più alta della lotta per l’ordine sociale e la difesa della civiltà del tempo, che aveva raccolto pressoché tutto quello che in quel tempo esisteva della cultura sacra e profana, andò smembrata e dispersa. Nonostante, Cassiodoro può essere considerato come il grande erudito che riassume in sé la cultura teologica, storica e grammaticale, soprattutto nel passaggio dalla cultura classica alla civiltà medievale. Merito di Cassiodoro è quello di avere promosso la conservazione dei manoscritti nei monasteri, contribuendo a tramandare un grosso patrimonio culturale, destinato a rivivere nell’età umanistica. Morì intorno al 580 e il 583 a.C.
PENSIERO
● L’opera Istitutiones divinarum et saecularum è divisa in due libri, il primo dei quali spiega che la lettura dei libri sacri non è sufficiente, ma deve essere accompagnata dallo studio di opere latine e greche; occorre conoscere i principali scritti sulla Trinità, i testi degli storici universali e della Chiesa. Attraverso la sua opera, e con l’aiuto delle scienze profane, i monaci possono intraprendere con serietà e successo lo studio dei libri sacri. In questa specie di enciclopedia egli distingue inoltre tre arti e quattro discipline, il trivio e quadrivio: alle prime appartengono la grammatica, la retorica ed insolitamente la dialettica, alle seconde la matematica, che comprende l’aritmetica e poi la musica, geometria, ed astronomia. In tal modo la ragione non si configura come avversaria della fede e proprio per tale motivo egli influì sull’organizzazione degli studi nelle scuole medioevali. Per trascrivere bene gli autori antichi, attese inoltre la stesura del trattato De Orthographia.
● Tra le altre opere di Cassiodoro sono da ricordare la Chronica, un abbozzo di storia universale scritto nel 519 su invito della corte gotica; le Variae, raccolta di epistole e di documenti relativi alla sua attività cancelleresca alla corte del re, in 12 libri, cui aggiunse tre anni dopo il tredicesimo libro (De Anima), che furono assunte come modello della lingua cancelleresca e curiale.
CURIOSITÀ
● Ci sono due fonti principali per analizzare la biografia di Cassiodoro: la prima è un frammento pubblicato poco più di un secolo fa, che ci informazioni indispensabili sullo stesso; mentre la seconda fonte sono le Variae dove alcune delle lettere appartenenti all’opera riguardano direttamente la famiglia dei Cassiodorei.
● La versione completa del nome del nostro Cassiodoro era Flavius Magnus Aurelius Cassiodorus Senator (i primi due nomi sono decorativi e appaiono sporadicamente).
● Del monastero Vivarium sopravvivono alcune immagini conservate in tre copie altomedievali di un’edizione illustrata delle Institutiones. Nell’immagine compaiono due piccole chiese circondate da un corso d’acqua e una piscaria popolata di pesci, elemento quest’ultimo da cui derivava lo stesso nome del sito.
● La Regula Magistri è la regola monastica di autore anonimo, risalente ai sec. V-VI, così denominata perché rispecchia il dialogo tra un magister e un discipulus: il primo risponde alle domande del secondo su determinati argomenti, sviluppandoli. Ritenuta a lungo di origine franca (è menzionata nei Commentaria in Regulam S. Benedicti di Smaragdo), nel 1948 la Regula magistri è stata attribuita da M. Cappuyns a Cassiodoro quale regola del Vivarium. Paiono certi, date le analogie dei primi capitoli, i rapporti tra la Regula magistri e la regola benedettina. Secondo G. Penco la Regula Magistri è anteriore a quella di Benedetto e sua fonte primaria.