Al termine del cap.XI Oscar Wilde scrive: “Dorian Gray era stato avvelenato da un libro. V’eran momenti in cui considerava il male solo come un mezzo con cui attuare la sua concezione della bellezza”. Il suo edonismo e l’importanza data all’eterna giovinezza sono il risultato dell’ influenza di Lord Henry, tanto che il giovane annulla se stesso per rincorrere in toto ciò che questa figura voleva che fosse e rappresentasse. Dorian era il risultato della cultura di Lord Henry.
E’ possibile scorgere in queste pagine una sorta di analogia con Madame Bovary: Emma, idealizzando l’amore letto nei romanzi, edifica la sua intera esistenza su dei valori puramente fantastici, restando ammaliata dalla buona società e sperando di trovare in essa la completezza morale che la realtà le celava.
Durante l’inizio della descrizione dell’agonia della protagonista Flaubert scrive: “ perdurava quell’orribile sapore di inchiostro”, ( De Biase afferma che vomitando Emma espelleva tutto l’inchiostro dei libri digeriti male nel periodo della sua giovinezza), per cui l’epilogo della vita di questa donna consiste nell’avvelenarsi di illusioni dettate dalla letteratura, così come Dorian Gray, condizionato dal ritratto che invidiava per la sua immortalità, distrugge se stesso credendo di annientare colui che per troppo tempo lo aveva
condotto a vivere in maniera meschina. Entrambi sono vittime di una sbagliata interpretazione della vita reale, condizionati dalle apparenze, incapaci di riuscire ad amare realmente, ma pretendendo di vivere il sentimento come solo nei romanzi, nelle opere teatrali era possibile riscontrare. Dorian crede di amare Sybil Vane, ma in realtà concretizza i personaggi che l’attrice di teatro
interpretava in scena, al punto tale di rinnegare il sentimento soltanto perché lei una sera durante un debutto non riuscì a mettere in atto una buona performance, facendo crollare così il mito che la mente fiabesca del giovane aveva innalzato a mera realtà.
In maniera analoga Emma si abbandona a relazioni adultere che si concludono sempre con la sconfitta delle sue agognate ricerche e proprio nel momento in cui la donna inizia ad avere la percezione della realtà, si imbarca in una nuova avventura illusoria, ma sempre temporanea. La donna infatti mette in scena una farsa sentimentale e sociale che non la rappresenta, in cui la sua falsa interiorità ed esteriorità si mescolano annullandole totalmente la percezione del reale. Questo “spettacolo” di insaziabilità è il principio di rottura di ogni equilibrio, pace e riposo, a cui segue automaticamente la ricerca di una nuova circostanza di irrealtà. Non è un caso infatti che dopo essere stata abbandonata da Rodolphe, Emma si getti tra le braccia di Leon. Questa vita romanzata, come è noto, termina in maniera tragica, nel momento in cui la donna, ormai pressata dai suoi creditori a causa dei numerosi pagamenti rimandati ad oltranza, piuttosto che confessare al marito il baratro in cui è precipitata, rifiuta di confessare le sue colpe, preferendo il suicidio. La fine della farsa genera la rottura di ogni equilibrio interno, ed Emma preferisce la morte al posto della realtà.
Alessandra Pappaterra