“Hunger Games-La ragazza di fuoco”, buona la seconda.

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Il sequel è sempre peggio, per definizione questa regola non scritta  attanaglia il cinema dimostrandosi quasi sempre fondata, ho detto volutamente  quasi sempre, perchè  alle volte un film può se gli è data una seconda chance, rinascere dalle sue ceneri, cambiare proposito, identità.

“Hunger Games” cambia regista, fuori Gary Ross, dentro Francis Lawrence (“Io sono leggenda” “Costantine”), sceneggiatori fra cui figura la stessa scrittrice dei romanzi che danno il nome alla trilogia Suzanne Collins, ma ad essere cambiata è soprattutto Jennifer Lawrence, galvanizzata dal suo oscar che la trasforma in elemento trainante e centro nevralgico di un cast che appare più maturo , consapevole, finalmente in grado di riportare sullo schermo la sanguinante vena satirica di cui “hunger games” si fregia, una violenza che non è più  meramente fisica bensì profondamente psicologica.

La pellicola è corroborata da un crescente senso di rivoluzione, l’abbandono dell’abuso di tecniche puerili e blockbuster come la “shaky cam” valorizza i paesaggi e una regia morbida e avviluppante, mostrandoci i distretti nella diversità sociale.

Dallo sfarzo e l’opulenza della capitale alla rabbia disagiata delle periferie, “Hunger Games” sprona una riflessione non troppo impegnata sui problemi ciclici dell’umanità, sulla società dell’apparire, sulle prigioni catodiche che pur magnificenti rimangono tali in un mondo emotivamente e culturalmente anestetizzato, un mondo che ama, piange e sorride nello spazio di una tribuna televisiva.

Il sequel è sempre peggio, si, quando lo si fa per gli incassi , e non è decisamente il caso di “Hunger Games” (Il primo capitolo si è portato a casa più di 400 milioni di dollari)  e i 150  milioni del primo fine settimana lasciano presagire degli ottimi introiti, insomma, un film dal budget ingente che si fa sentire, dalla potente fotografia  e dal messaggio di fondo educativo ed allo stesso tempo accessibile non solo agli addetti ai lavori.

In definitiva, per una volta,per questa volta, il sequel è meglio.

 

 

Pasquale Severino

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