I Massimo Volume Tornano all’Unical con “Aspettando i Barbari”

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La scena alternativa Rock, quella che tanto fa parlare di se in questo periodo storico, ci avvicina a realtà strane, dandoci la possibilità di ritornare a messaggi precedenti traslati in dischi “di ieri”.

Cosenza ha avuto il piacere di ospitare, grazie al Filo di Sophia, in collaborazione con l’associazione Fata Morgana ed Ester Apa, i Massimo Volume.

Durante un incontro con Emidio Clementi, basso , voce e scrittore della band, siamo riusciti a ripercorrere le strade e lo stile di questo gruppo storico.

I Massimo Volume nascono a Bologna nel 1991 da un gruppo di universitari che componevano canzoni in una cantina “con un’attrezzatura infame, avevamo solo due vecchi amplificatori, così per poter sentire il suono dicevamo in continuazione: Massimo volume, alza al massimo volume. “

Durante la composizione del “Primo disco eravamo come spugne. I riferimenti erano evidenti perché in un certo senso volevamo ispirarci a quello che ascoltavamo.” In seguito la band ha dovuto “tenere conto di quello che è il tuo stile” continua Clementi.

Nel 2002 la band si scioglie, ritornando insieme solo nel 2008 come supporto di Afterhours, Patti Smith e tanti altri nell’ambito del Traffic Festival di Torino. “E’ stato un caso tornare a lavorare assieme” ci rivela Clementi “Una volta tornati a comporre musica inedita abbiamo deciso di continuare il nostro percorso”.

Dal penultimo album le differenze sono tante. Cattive Abitudini (La Tempesta Dischi, 2010) è stato registrato in analogico, con poche sovraincisioni, ed il risultato è stato un album caldo e confidenziale anche se considerato un pò lento.

Nell’ultimo disco, Aspettando i Barbari (La Tempesta, 2013), la band fa largo uso del digitale. Un progetto molto lavorato e più aspro rispetto al precedente. “Scrivere i testi per l’ultimo disco è stato quasi un piacere” racconta Emidio.

I Massimo Volume hanno una forza narrativa notevole e durante il concerto del 5 Marzo al Teatro Auditorium dell’Unical hanno dimostrato di saper coinvolgere il pubblico in uno spettacolo suggestivo, con ambientazioni a tratti inquiete e magnetiche.

Miriam Caruso

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