LAMEZIA TERME (CZ) – Dopo quasi tre anni d’attesa ritorna tra le nostre mani il nuovo lavoro dei Nuju: “Uban Box”. Anticipato dai videoclip dei brani Tempi M0derni e Ora di Punta, il disco è uscito il 27 Gennaio per Mk Records/Audioglobe. Un sound rinnovato, con un gusto rock che richiama l’originalità tanto amata dai fan dei Nuju, e che non ha deluso le nostre aspettative regalandoci il piacere di un disco da mettere a tutto volume nelle nostre scatole urbane per allontanare lo stress dei Tempi Moderni. Chiave dal Basso ha voluto incontrare il signor “Nessuno” (traduzione di Nuju in dialetto calabrese) , concedendosi una piacevole chiacchierata con Fabrizio Cariati (voce, synth e penna) e Marco Ambrosi (chitarra).
A Distanza di circa tre anni dall’uscita dell’ultimo disco, i Nuju ritornano con un nuovo progetto, Urban Box. Ma che cos’è questa Scatola Urbana?
Urban Box vuole essere una metafora dell’individuo moderno, chiuso nel suo guscio. La Urban Box può essere l’utilitaria con cui ti rechi a lavoro, l’appartamento in cui vivi, un’attitudine. Noi viviamo a Bologna da tanto tempo, una città che dovrebbe essere sinonimo di divertimento ed apertura. In realtà ciò che proviamo è un senso di solitudine. Ci si sente soli nel divertimento. Cerchiamo, attraverso le emozioni, di scardinare le finestre di queste Scatole Urbane.
Il percorso dei Nuju, dal 2009 fino ad oggi, ha visto un’evoluzione dello stile. Il nuovo disco, Urban Box, rivela una vena squisitamente rock, sempre rimanendo fedele ad un gusto che è un misto di generi, una crescita “mista”.
Abbiamo sempre fatto attenzione a non barricarci in un unico genere, evitando al contempo di unire generi troppo sconnessi fra di loro. Per quanto riguarda il nuovo lavoro, abbiamo intrapreso un avvicinamento graduale alle sonorità attuali. Già durante la trilogia precedente abbiamo dei brani molto elettronici, come Movement o Il Furgone. I sintetizzatori li abbiamo sempre utilizzati. Un membro del gruppo, il fisarmonicista, è uscito dalla band quindi, per forza di cose, qualcosa in termini di sound doveva pur cambiare.
Il nuovo spettacolo, che stiamo portando in giro in questi giorni, rappresenta ciò che siamo noi oggi. C’è una matrice Folk di base, un folk internazionale, cantautorale, come esempio possiamo citare Bob Dylan. A questo sovrapponiamo i nostri tre generi principali che sono il Pop, il Rock e la musica Dance, quest’ultima per far divertire le persone.
Con quale pezzo ha inizio il cambiamento del signor “Nessuno”?
Non c’è stato un pezzo preciso con cui abbiamo iniziato il lavoro per il nuovo disco, anzi è successo il contrario. Ognuno di noi ha messo a disposizione i propri assi nella manica, presentando idee personali: chi un riff, chi un pezzo, chi un ritmo. Su alcune cose ci siamo soffermati, altre invece abbiamo pensato di conservarle. Per questo progetto si è pensato di non fare le cose in un determinato modo, con un’idea precisa di fondo. Dopo aver sentito 20/25 idee di brani, abbiamo scelto le migliori su cui lavorare, seguendo una linea che possa essere coerente col progetto. Non c’è stato alcun cambiamento nel nostro modo di fare musica, siamo sempre uguali. Abbiamo iniziato il nostro percorso nel 2009 in cinque, la fisarmonica si è aggiunta dopo, quindi è stato un ritorno alle origini in un certo senso, però sempre guardando avanti con un nuovo bagaglio di esperienze sulle spalle.
Tempi moderni, uno dei brani che ha anticipato l’uscita del disco. Un brano fresco e ricco di ironia, com’è nato?
Il brano è nato quasi 5 anni fa, ai tempi della scrittura del secondo disco. Fabrizio ne ha scritto il testo in un momento particolarmente delicato, raccontando una pena d’amore.
Ogni volta che mi si spezza il cuore – ci rivela Fabrizio Cariati – riesco a scrivere delle belle canzoni. Mi sento fortunato quando incontro delle donne che mi spezzano il cuore e che poi mi fanno scrivere, perché significa che mi hanno lasciato qualcosa di bello. Poi gli altri membri del gruppo ci creano attorno un immaginario. Le emozioni che vengono fuori da ognuno di noi sono diverse nel momento in cui arrangiamo i pezzi. Abbiamo deciso di chiamarla Tempi Moderni per creare un’analogia con la scena finale del celebre film di Chaplin, dove c’è quest’uomo, il protagonista, che dice “non ti preoccupare di come stanno andando le cose, basta che sorridi e andiamo verso il futuro”. L’immagine raccontata nel pezzo “amore vedrai che prima o poi qualcosa cambierà” a noi ha ricordato fortemente questa scena della pellicola.
In cerca di pace e tranquillità. Ora di punta. I Nuju raccontano lo stress di questi tempi moderni. I vostri brani possono essere interpretati come una personale forma di fuga dal mondo reale?
Le canzoni sono spesso una via di fuga. Per citare La rapina diremmo “per dare forma ai miei desideri ho le mie canzoni”. Altre volte diventano le nostre armi. Non siamo delle persone violente, ma una nostra canzone può diventare come un pugno in faccia, può essere la voce di chi non ha voce. Una valvola di sfogo.
I Nuju sono:
Fabrizio “Skywalker” Cariati: voce e synth
Marco “Goran” Ambrosi: chitarre
Giuseppe “Licius” Licciardi: basso
Roberto “Bob” Simina: percussioni, synth, armonica
Stefano “Mr. Pamps” Stalteri: batteria
Per Informazioni:
www.nuju.it – www.mkrecords.it
Per leggere la nostra precedente recensione sui Nuju, visitate il seguente link Il Viaggio dei Nuju Fino al 3° Mondo
Miriam Caruso