CARIATI (CS) – Si torna a parlare dell’Ospedale di Cariati. Il Sindaco, il vicesindaco ed il Presidente del Consiglio comunale hanno ricevuto nel Palazzo Municipale il Senatore Enrico Buemi, membro della Commissione Giustizia del Senato e della Commissione Antimafia, accompagnato dall’Assessore provinciale Leonardo Trento. Il confronto, ampio ed approfondito, ha toccato i temi più svariati e le tante problematiche che in questo momento occupano la politica del nostro Paese con particolare riferimento alle ricadute sulla situazione di estrema difficoltà degli enti locali e, nello specifico, dei Comuni.
In particolare, il Senatore Buemi, che già il giorno prima era intervenuto in un’affollata assemblea presso il Tribunale di Rossano, ha voluto conoscere la situazione dell’Ospedale di Cariati e del nuovo assetto della rete ospedaliera nel territorio della Sibaritide. A fronte del mancato rispetto dei L.E.A. (Livelli Essenziali di Assistenza), ormai comprovato anche dal cosiddetto “Tavolo Massicci”, il Senatore BUEMI ha assicurato che in proposito presenterà un’interrogazione parlamentare.
Se l’iniziativa non assicura, almeno nell’immediato, la riapertura dell’Ospedale “V. Cosentino”, quanto meno fa sì che la sua chiusura – che sostanzialmente priva la Comunità di questo territorio del diritto alla tutela della salute (basta in proposito prendere finalmente atto dell’insufficienza degli ospedali di Rossano e Corigliano) – venga finalmente portata a conoscenza del Parlamento italiano, andando a colmare un silenzio e un vuoto che né le tante manifestazioni popolari, né l’impegno concreto dei Sindaci del Territorio in precedenza erano riusciti a rompere e colmare.
Al Senatore Buemi va la gratitudine del Sindaco e dell’Amministrazione comunale. La circostanza dimostra come ancora ci siano in Italia rappresentanti del popolo in grado di interpretare il proprio ruolo alla luce della Costituzione repubblicana, rifuggendo da interessi corporativi o da posizioni di convenienza elettorale grettamente ancorati al territorio di provenienza.
Ciò deve essere, ed effettivamente è, un elemento affatto secondario di speranza nel futuro del nostro Paese. Nel contempo, però, non si può sottacere l’enorme rammarico rispetto ad una classe politica calabrese che – venendo meno al proprio dovere di rappresentanza – ha preferito tacere, defilarsi, adagiarsi sul “quieto vivere” e, per di più, supinamente accettare lo stereotipo mediatico di una “battaglia di campanile” prontamente imbandito contro la sacrosanta rivendicazione di un diritto fondamentale.