Raffaella Arena: tu chiamale se vuoi..emozioni

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E’ un mestiere speciale quello del giornalista. Ti permette di vivere delle emozioni prima ancora degli altri che leggeranno, che vedranno. Proprio come davanti ad un obiettivo. Forse è questo uno dei motivi per cui, stavolta, la redazione di 8@30 style, per la sua nuova intervista, ha scelto Raffaella Arena, una delle venti fotografe più famose del mondo secondo il WPJA ( wedding photojournalist association), “almeno per quest’anno” come sottolinea lei.  Ansiosa, timida e anche un po’ impacciata, Raffaella è tutto il contrario di quello che chiunque potrebbe aspettarsi di incontrare. Ha quasi timore di quell’ obiettivo che maneggia con destrezza tutti i giorni, in uno dei momenti più belli ed emozionanti della vita, quello del matrimonio, forse perché sa, meglio di chiunque altro, i segreti che nasconde e le potenzialità che racchiude nel mettere a nudo un’emozione.

Così dopo un’iniziale momento di tensione e di imbarazzo (che sfocia spesso in una risata tutt’altro che rilassata), gli occhi di Raffaella iniziano a brillare mentre racconta il suo viaggio, “quello che non finisce mai, perché è ben lontano dall’avere la sua meta definita”. Ci svela della sua passione, nata dal padre, che ha cercato di far diventare una professione  in misura direttamente proporzionale alle potenzialità che la sua terra, dalla quale lei fa fatica ad immaginarsi lontana (“per via degli affetti”, dice, “di cui ho bisogno fortemente”) le ha potuto offrire e del suo percorso iniziato con qualche ritratto e poi esploso nella passione per il reportage.

Nata e vissuta in Calabria, nella città d’origine dove sei cresciuta e hai studiato. E’ una scelta volontaria o costretta quella di non allontanarti dalla tua realtà d’origine?

Non parlerei davvero di scelta, forse di più di destino. Non ho mai pensato a vivere fuori, mi è sempre bastato vivere qui, “accontentandomi” di ciò che il mio territorio poteva offrirmi. E’ anche per quello che ho scelto di diventare una fotografa di matrimoni, non perché ne fossi una particolare seguace bensì perché ho ritenuto che fosse il modo più utile per fare della mia passione una professione. Inoltre la scelta di non “emigrare” deriva anche dal mio carattere, dall’essere una persona fortemente legata ai suoi affetti e di sicuro non eccessivamente ambiziosa. A me bastava fare ciò che in quel momento ritenevo più giusto per me. Al di là dei grandi mezzi professionali di cui magari non disponevo al momento opportuno.

La scelta di fotografare prevalentemente matrimoni è frutto di una coincidenza fortuita legata al matrimonio di una cara amica. Non ha davvero nulla a che fare con il fatto che l’ambito dove riesci ad esprimerti meglio è proprio quello dei reportage e delle emozioni che nel matrimonio la fanno da padrone?

(Si imbarazza, ride e nel frattempo ci racconta come si sente a disagio ad essere fotografata mentre ci apre al suo mondo professionale). E’ iniziato tutto per caso, sì, ma come ho già detto la scelta della foto da matrimonio è legata realmente ad un’esigenza professionale anche se forse c’è dietro un’altra motivazione. Mi piace fotografare questo tipo di eventi perché in essi ritrovo me stessa, la gioia, la felicità, tutte emozioni positive senza la quale non riuscirei a vivere. Non potrei mai essere a mio agio nel dover fotografare cronaca  nera o stragi perché semplicemente non mi caratterizzano. E poi, diciamocelo, la verità è che io mi sento ancora all’inizio. Non sono arrivata ad essere ciò che realmente vorrei diventare.

Vedendo le foto dal tuo blog viene da chiedersi come nasca la scelta di focalizzarsi su un elemento o di privilegiare un tema rispetto ad un altro.

Ovviamente a muovere e dare spunto è innanzitutto la coppia e la loro storia. Il mio scopo è quello di far emergere l’ amore, avvicinandomi più possibile alla verità, alla nudità dell’emozione cercando sempre nuovi spunti. La storia che emerge, soprattutto nel reportage, è figlia in gran parte dei protagonisti che ho davanti.

Tra le prime venti nella classifica del concorso WPJA . Quanto orgoglio c’è dietro un risultato del genere?

L’orgoglio non è tanto su quello, molto di più sull’essere risultata al primo posto nella selezione iniziale delle foto. Ogni tre mesi circa, l’associazione induce un concorso interno assegnando delle categorie. I fotografi inviano un certo numero di foto nell’anno. C’è una prima scrematura, non di poco conto, che fa sì che le foto vengano giudicate da foto editor di fama internazionale ed è questa che mi rende molto più orgogliosa di quella generale. Riuscire a risultare al primo posto nel giudizio di queste figure così importanti è la vera soddisfazione per me.

Ultima domanda: che cosa ti guida nella realizzazione del tuo reportage?

Io tendo a seguire la coppia e il loro modo di esprimere quel sentimento. Se si tratta di una coppia molto introversa, privilegio dei momenti più intimi, meno plateali. Quello che mi interessa è “raccontare”. Quando riguardo una foto di reportage, io devo rileggere la storia. Quella storia. Il resto lo fa l’amore.

Prima di salutarla, quasi sull’uscio della porta, Raffaella ,molto più a suo agio che nell’intervista, ci svela ancora qualche segreto. Parliamo di come si faccia a raggiungere un obiettivo senza averne i mezzi ad hoc, di come sia cambiato il modo di fotografare grazie agli smartphone, di come in mezzo al mucchio oggi, per avere successo, occorra riuscire ad avere un’idea vincente. Ed è lì che appare chiaro il segreto del suo successo:crederci sempre senza mollare, senza pretendere, mettendoci anima e cuore.

 

Lia Giannini

 

Si ringrazia per le foto:

Raffaella Arena

-Oscar Mari

 

 

 

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