COSENZA – I primi ad arrivare sono gli operai. In piazza dei Bruzi ergono gli scheletri delle strutture del villaggio. Le transenne sono allineate su un camion. Risuona il cigolio degli attrezzi da lavoro. La piazza è semideserta, alcune persone la attraversano, qualcuno osserva. «Ah! Io il Giro in televisione non lo trasmetterei». «Non c’è nessuno, mi aspettavo più movimento». Si incrociano uomini con il badge rosa: l’organizzazione. Sul corso. In qualche vetrina spiccano fasce rosa, è il trantran di ogni giorno. Ma i segni del Giro sono disseminati: auto ufficiali, gadget ufficiali, loghi ufficiali. E’ il crepuscolo. Anche il corso si svuota, i negozi chiudono: non restano che pochi passanti. Tre ragazzi si scambiano informazioni sul percorso che i corridori faranno in città per la passerella. Un uomo si ferma sulla soglia di un albergo e spia le facce, sorridente: forse spera di incontrare il suo corridore o forse ricorda altre tappe di edizioni passate. Il giorno prima la macchina del Giro piomba in città con passo felpato. I ciclisti riposano.
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Il giorno dopo piazza dei Bruzi è punteggiata di rosa. Gente di ogni età si stringe contro le transenne, un bimbo sale sulle spalle del padre. «Dai presto, sta arrivando!».I ragazzi aspettano i corridori al varco del foglio firme, li rincorrono, «una foto per favore», «mi firmi un autografo?». Una ragazza cerca di raggiungere Paolo Bettini, ma lo reclamano sul palco: troppo tardi. Bambini in gruppo fanno la gimkana tra gli stand. I corridori si avviano alla partenza. Sul corso. Nelle prime ore del mattino, ancora non c’è atmosfera di Giro, ma subito dopo l’avvio della passerella, appassionati delle due ruote e curiosi fanno ala al passaggio dei ciclisti che arrivano dal centro storico. «Voglio sentire il rumore delle catene». «Mi scusi, non ci vedo». I ciclisti passano: sembra un unico corpo di nervi e catene e muscoli. Una maglia bianca cerca di guadagnare terreno: è rimasta indietro? No, è un appassionato. Se ne vedono in sella sulle bici, nelle traverse. Insieme a quanti, pur non seguendo il ciclismo, sono stati richiamati dal Giro, fanno ritorno alle loro vite. Un uomo inciampa. Gli operai, sono gli ultimi a partire.
Rita Paonessa
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