Il rettore dellUnical Latorre denuncia le bugie di Gian Antonio Stella contro l’Ateneo

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L’Ufficio Stampa dell’Unical ha diramato il seguente documento, scritto dal rettore dell’Unical, prof. Giovanni Latorre, indirizzato al direttore del giornale, Ferruccio De Bortoli, chiedendone la pubblicazione.

<<L’intervento che questa mattina il giornalista Gian Antonio Stella ha pubblicato nella rubrica “Tuttifrutti” del Corriere della Sera, con il titolo: “L’obiettivo sbagliato degli studenti calabresi”, è un concentrato di violenza verbale e di arbitrarie elucubrazioni indirizzate contro un’istituzione accademica, l’Università della Calabria, che ha prestigio e dignità da vendere.

Un intervento ingeneroso. Offensivo. Attraversato da un antimeridionalismo becero e viziato da un chiaro pregiudizio. Sorprendente per la genericità delle affermazioni e la siderale distanza dalla realtà. Un mondo evidentemente conosciuto da Stella solo per sentito dire e per il quale il dovere di raccontare la verità, scontato per chi fa informazione, è stato disinvoltamente ignorato.

L’Ateneo naturalmente avrà modo di verificare se esistono le condizioni per tutelare la propria immagine nelle sedi opportune, ma in questo momento la risposta al giornalista Stella riguarda il “teorema” costruito nell’articolo e la falsa “identità” che dell’Università della Calabria si è incaricato di consegnare alla (sua) storia.

Bastano pochi dati a smentire l’ “identikit” tratteggiato da Stella. I nostri laureati, diversamente da quello che il censore trevigiano afferma, lasciano l’Università della Calabria con una preparazione di tutto rispetto e si distinguono per capacità e competenze in ogni parte d’Italia, d’Europa e del mondo. Il che significa, anche e soprattutto, che ad Arcavacata viene erogata una didattica di assoluta qualità e che i docenti dell’Ateneo sono all’altezza del loro compito. L’indagine annualmente condotta dal consorzio “Alma Laurea” (Bologna) al riguardo è chiarissima ed evidenzia come l’accesso al mondo del lavoro dei nostri laureati, a distanza di 1, 3 e 5 anni dal conseguimento del titolo, è quasi in linea con i dati nazionali (all.1).

Il “teorema” di Stella, poi, è debole e deludente anche riguardo alle posizioni che l’Università della Calabria occupa nelle classifiche internazionali, europee e italiane che, con fare “giustizialista”, egli decreta quali indiscutibili elementi di conferma della sua opinione/condanna.

Dopo appena quarant’anni di vita – questa è l’unica annotazione che Stella riporta correttamente! – non è davvero poca cosa che l’Università della Calabria risulti al 675° posto su 21 mila atenei nella graduatoria stilata dal “Cybermetrics Lab” e che occupi il 237° posto a livello europeo. Classifiche, giova ricordarlo, in cui ha un peso rilevante la dimensione dell’Ateneo, elemento che inevitabilmente penalizza un Ateneo di medie dimensioni (830 docenti) come Arcavacata.

Altra sorpresa, poi, è che Stella giudichi insufficiente, anzi connotato di una presunta e gratuita inadeguatezza, scientifica e accademica, la 38^ posizione, su ottanta, assegnata dal Sole24Ore al Campus di Arcavacata. Nulla, al contrario, il giornalista ha ritenuto di dover dire della valutazione Anvur (all.2) – l’unica condotta con criteri scientifici da un’agenzia statale terza – nella quale l’Università della Calabria risulta al 25° posto tra le università italiane al top in tutte le aree scientifiche e sulle 81 sottoposte a valutazione; della classifica Censis-la Repubblica, per i servizi agli studenti, che vede l’Unical da anni stabilmente ai primi posti tra gli atenei del nostro Paese, e dei brillanti risultati che, in ogni settore scientifico, la ricerca dell’Unical registra anche attraverso prestigiose collaborazioni internazionali.

Stella ha mai riflettuto che tutto questo è stato ottenuto nella regione con uno dei PIL più bassi d’Europa e che, nonostante tutto, per esempio, l’Università della Calabria è riuscita a piazzarsi molto meglio di tanti atenei del nord, in cui pubblico e privato, in tutte le loro espressioni, hanno mezzi e capacità del tutto sconosciuti alle nostre latitudini? Questo non conta? Non è importante?

Infine, gli esami truccati. L’Università della Calabria, dopo la mia segnalazione alla Procura della Repubblica di Cosenza, si è immediatamente costituita parte civile. Altro, come il “giudice” Stella certamente ammetterà, non poteva e non avrebbe potuto fare, nel contesto di una vicenda seria, ma lontana dal potersi considerare la cartina di tornasole dello stato di salute dell’Ateneo.

Ma, anche qui, purtroppo, il censore trevigiano ha gravemente debordato, a discapito della verità, che un giornalista deve sforzarsi quanto più possibile di rispettare sempre. Senza eccezioni.>>

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