Scuola e femminicidio: il premio Sessa agli studenti cosentini

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COSENZA – Maria Rosaria Sessa era una donna  cosentina concentrata a coltivare il proprio sogno, il giornalismo. Un sogno che le è stato rubato all’età di 27 anni, quando il suo ex fidanzato in quel lontano 10 dicembre 2002 decise di toglierle la vita uccidendola con 5 coltellate sulla Statale 107 in località Palommella (Cosenza) dopo il rifiuto di Maria Rosaria, determinata a voler chiudere un rapporto di cui era ormai stanca. “Una ragazza piena di verve e di solarità, proiettata nella sua brillante carriera giornalistica”, così l’hanno voluta ricordare i colleghi che l’hanno conosciuta. E lo hanno fatto stamane all’interno dell’Auditorium Guarasci di Cosenza in occasione della consegna del premio Sessa nell’ambito di un concorso a cui hanno partecipato diverse scuole dell’hinterland cosentino.  Una commissione di giornalisti ed esperti del settore hanno giudicato i lavori che meglio trattavano il tema del femminicidio, attraverso la realizzazione di video clip proiettati in sala.

Riflessioni sociologiche e culturali applicate  a tutti quei casi di violenza contro donne la cui sorte è stata tragica. Dal caso di Maria Rosaria Sessa, Roberta Lanzino,  Tiziana Falbo fino al recente omicidio di Fabiana Luzzi, adolescente di Corigliano. Tutte donne la cui colpa è stata quella di aver tirato un due di picche ad uomini troppo possessivi, uomini che non accettavano in alcun modo il loro rifiuto. Le parole di Giuseppe Pastore, vicecaposervizio del quotidiano “Gazzetta del Sud” suscitano forti emozioni quando narra nei dettagli l’omicidio di Fabiana, calamitando l’attenzione dei giovani in sala, così come il suo collega Arcangelo Badolati il quale entra nel merito di diverse tragiche storie non meno quella di tante donne costrette a prostituirsi lungo la statale della Sibaritide; giovani donne di ogni nazionalità che subiscono  le forme più efferate di violenza da parte di uomini, loro connazionali, senza alcuna pietà.

Cariche di veemenza anche le parole della  criminologa Roberta Bruzzone, quando lancia un monito agli studenti: “La violenza sulle   donne è un problema degli uomini – afferma la studiosa del crimine – e la riflessione deve coinvolgere specialmente voi giovani”. Il peggior monito arriva dall’Onu che accusa l’ Italia di avere una soglia troppo alta di tollerabilità nel trattare la donna come oggetto, archetipo patriarcale del Belpaese  che la società ci restituisce attraverso i media. E poi continua: “ogni anno 130 donne vengono assassinate in un contesto in cui le minacce di morte sono già segnalate. Questo accade a causa dell’omertà. Voi ragazzi, ogni volta che assistete a queste scene di violenza, non dovete girarvi dall’altra parte e considerarla una cosa normale. Dovete isolare i carnefici. Perché non potete andare a prendere a caffè o giocare a calcetto con un uomo che picchia una donna. Quest’uomo deve pagare le conseguenze attraverso l’isolamento”. La Bruzzone non usa mezzi termini quando lancia un appello a tutti coloro che si accorgono di provare  quei sintomi, come la gelosia e la possessività, che in realtà sono patologici : “non c’è niente di male a chiedere aiuto. Essere gelosi, autoritari e imporre il proprio controllo sul partner non significa essere più virile. Tutto ciò è patologico. Bisogna intervenire in tempo, prima che queste emozioni scaturiscano in qualcosa di più grave”. “Amore e violenza non vanno mai di pari passo” – afferma l’assessore Maria Francesca Corigliano – “il femminicidio non è un fatto privato  ma un dramma sociale che si consuma nella semi-indifferenza dei più. Bisogna abbattare il muro dell’omertà”.

Al termine del convegno si è proceduto alla consegna dei premi. Sul podio il liceo Scorza di Cosenza, che ha ben saputo cogliere il senso del tema attraverso il linguaggio delle immagini, in un climax di emozioni che lasciano il segno nell’animo di chi guarda.

 Sonia Miceli


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