COSENZA – Anche se solo per qualche ora, il Procuratore Aggiunto della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo Antonio Ingroia abbandona le stanze del Palazzo di Giustizia per far visita agli studenti dell’Università degli studi della Calabria.
Il Pm Ingroia ha aperto, ieri mercoledì 16 maggio, il primo di una serie di incontri di “Liberare la Speranza”, un Laboratorio di Educazione alla Memoria e alla Giustizia attivato dal Corso di Laurea in Scienze dell’Educazione dell’Unical in collaborazione con Libera, Associazioni numeri e nomi contro le mafie di Cosenza e la Fondazione Don Milani e la Scuola di Barbiana.
L’aula universitaria che ha ospitato l’evento era affollatissima tanto da riuscire a contenere a malapena il vigoroso entusiasmo degli studenti accampati ovunque.
Quella di ieri è stata la testimonianza reale di un uomo impegnato in prima linea nella lotta contro la mafia e nella difesa della legalità, un uomo giusto che vuole indagare laddove risiede il seme del male, un uomo integerrimo che vuole definitivamente recidere le intricate relazioni che la mafia ha con la politica e l’economia.
Il suo è stato un lungo excursus sulle origini e sull’evoluzione della criminalità organizzata, ha più volte sottolineato che l’unico modo che abbiamo per combattere la mafia è quello di conoscere bene il nemico che si ha di fronte, smettendo di credere che sia esclusivamente un problema di ordine pubblico ma cominciando a considerarlo per quello che è, ovvero un radicato sistema di potere criminale che opera sul territorio.
Un sistema che interagisce continuamente con i poteri legittimi a cominciare da quello politico ed economico, integrandosi complemente con questi, dando vita a una costante osmosi con la società civile.
Continua dicend che lo scopo della lotta non è il contenimento ma il definitivo annientamento delle mafie, un’utopia che deve necessariamente diventare un obiettivo e questo non lo si può attuare operando solo sul campo penale ma soprattutto facendo ricorso a una buona etica personale e pubblica.
Bisogna concentrarsi sull’educazione ai valori della legalità, della responsabilità e della solidarietà, bisogna garantire un’applicazione della legge uguale per tutti ma soprattutto pretendere una classe dirigente che sia responsabile.
Qulla di ieri è stata una significativa lezione ma ora i compiti a casa spettano a ciascuno di noi, perché la lotta alla mafia coinvolge tutti, nessuno escluso. A questo punto diventa fondamentale integrare l’esperienza dell’altro con la nostra, perché ogni singola conquista, anche la più piccola, nasce dall’impegno comune di superare l’io per riscoprirsi appartenenti a un noi.
Gaia Santolla