RENDE (CS) – Si è presentata ieri ai cittadini di Rende “L’altra metà della coalizione” di Rende più, nell’ambito della fitta agenda di incontri promossi dalla coalizione che sostiene Mimmo Talarico a sindaco di Rende.
Il punto di vista femminile per una idea di città è al centro della campagna elettorale di Talarico che sul voto di genere ne ha sempre fatto una battaglia politica ad iniziare dalla sua proposta di introdurre nel nostro sistema elettorale la doppia preferenza, così come ha ricordato nel suo intervento conclusivo.
E così le donne della coalizione hanno presentato la loro visione di città, di amministrazione della cosa pubblica, di condivisione e partecipazione. La prima a prendere la parola è stata Marina Simonetti che ha esposto la sua visione di “città femminile plurale”
«Una visione che non può che essere di genere e che è consapevole del fatto che gli spazi di cittadinanza autentica e sana si creano quando le istituzioni sanno stare in relazione con il territorio o meglio con il paesaggio inteso come la risultante degli aspetti naturali, sociali economici e culturali. La visione e la prospettiva di genere sta soprattutto nell’affermare nelle politiche della città un pensiero multilaterale e sempre dialogico e generativo – prosegue Marina Simonetti – Una visione, quella di genere, che interessa tutti gli aspetti della vita amministrativa: il bilancio, come le politiche dell’istruzione, dei servizi, o della macchina organizzativa, etc.
La città inclusiva è la città, come scriviamo nel nostro programma che sa farsi carico dei bisogni delle cittadine e dei cittadini, che si batte contro ogni forma di violenza e per questo si batte per rafforzare i presidi territoriale della prevenzione: consultori familiari per la loro azione di presa i carico del disagio nelle famiglie, nelle relazioni di coppia, nelle scuole, i centri antiviolenza; che costruisce comunità educante sul piano affettivo e della cura e pari opportunità (accesso alla cultura all’istruzione per le fasce meno agiate). Perché realizzare le forme e gli spazi della città inclusiva – conclude la Simonetti – vuol dire dare forma e sostanza ai principi cardine della nostra democrazia, aperta all’innovazione perché dialogante con i portatori d’interesse e di vissuto diretto, i cittadini, e con quanti hanno saperi ed esperienze specifici, la comunità scientifica e gli operatori pubblici e privati».
All’incontro erano presenti ed hanno portato il loro contributo anche Paola Perri, Paola Bevacqua, Daniela Ielasi, Maria Giovanna Rullo, Adele Reda.