Catanzaro, lettera aperta delle associazioni al comune

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CATANZARO – In merito ad iniziative di Street Art nel centro storico di Catanzaro, le associazioni di Catanzaro Archeoclub “Emilia Zinzi”, Cara Catanzaro, Catanzaro è la mia città e Calabria oltre, hanno indirizzato una lettera aperta al comune guidato da Sergio Abramo, che di seguito pubblichiamo:

«Pur riconoscendo in ogni iniziativa culturale che viene effettuata in città, una importante valenza sociale, specie se proposta da giovani, come i componenti dell’Associazione “AlTrove”, ai quali riconosciamo sana passione e interesse a fornire un contributo alla comunità, le sottoscritte Associazioni Culturali esprimono però la propria forte preoccupazione per alcune iniziative di Street Art che, patrocinate da Codesto Ente, si sono tenute in città relativamente al centro storico, soprattutto in riferimento all’opera di recente effettuata su uno dei palazzi posti su Corso Mazzini e proprio di fronte l’attuale Complesso Monumentale del San Giovanni, già Castello Normanno, luogo attorno al quale la città di Catanzaro ha vissuto i più importanti momenti della sua ormai millenaria storia. Il suddetto fabbricato, di probabile origine tardo settecentesca, ha visto una sua facciata “interessata” da un’opera che, aldilà del valore artistico della stessa, si può definire, a nostro avviso, quantomeno “decontestualizzata” e irrispettosa della memoria, pure se ad essa si è voluto comunque attribuire un titolo “Sanguinis Effusione”, tanto caro alla città.

Ricordiamo che il tratto iniziale di Corso Mazzini, nella attuale conformazione, è la risultanza di una attività di sventramento di fine ‘800. In tale circostanza furono letteralmente tagliate, da un lato la scarpata del colle San Giovanni con conseguente demolizione della sovrastante cinta muraria del castello, e dall’altro le facciate di alcuni edifici, in parte appendici stesse del maniero e, ancora più importante, della cinta muraria medievale della città. La demolizione infatti comprese, oltre a una torre anche l’ultima testimonianza dell’antico sistema di porte montanare. Ciò che resta in piedi oggi, compresi gli edifici, sebbene già oggetto di parziale arretramento e ricostruzione, è testimonianza dell’antica struttura difensiva ancora rilevabile sulla cartografia storica a disposizione. Il luogo poi, caratterizzato altresì dalla presenza dell’accesso più importante al Castello, o a ciò che di esso ancora si manteneva in piedi, fu anche teatro di scontri e rivolte sanguinose, specie nel XV secolo. Diviene pertanto logico tutelare il più possibile la memoria cercando di non alterare ancora lo stato dei luoghi e, anzi, laddove possibile, recuperarla anche attraverso piccoli interventi ricostruttivi che siano coerenti ed effettivamente rispettosi di ciò che ogni pietra può ancora testimoniare.

Nel timore che anche in futuro, e specie per la prossima edizione della manifestazione di Street Art (che, lo ricordiamo, è una corrente artistica nata soprattutto per recuperare e dare colore a luoghi abbandonati; periferie degradate, e non certo a centri storici di origini medievali) prevista nel mese di giugno, possano essere progettati analoghi interventi su altre facciate del borgo antico, e nella convinzione che la città sia soprattutto dei cittadini e di conseguenza di tutte le associazioni che li rappresentano, si richiede di soprassedere da ulteriori interventi nel centro storico cittadino, inteso da Via Vercillo al quartiere “Piano Casa” e zone limitrofe, oltre agli ingressi principali dello stesso (viale De Filippis e viale dei Normanni).

Si richiede infine, nello spirito di una costruttiva collaborazione, che anche le scriventi associazioni, e qualsiasi altra lo richieda, vengano consultate prima dell’effettuazione di qualsiasi ulteriore intervento che possa avere impatto sulla città, nella convinzione che opere così “vistose” non possano essere “imposte” senza un preventivo civile e democratico confronto con chi potrebbe comunque avere visioni diverse».

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