Reggio Calabria ( Rc) – “Il mercato del lavoro come componente dell’azione di politica economica nazionale. Perché il mercato del lavoro è funzionale alla occupazione non alla tutela. Un capovolgimento potremmo dire impensabile se si riporta alla memoria la vecchia concezione, ormai tramontata, concernente al rapporto tra capitale e lavoro”. Queste le parole del presidente della Commissione Giustizia del Senato, Nico D’ Ascola nel corso del suo intervento alla Scuola di politica sul tema del lavoro. “Dobbiamo riflettere sulla circostanza che deideologizzare significa crescere. Siamo stati ingabbiati in strutture ideologiche, che hanno condizionato non soltanto le nostre vite, ma hanno reso impossibile l’evoluzione della nostra cultura. Nel suo pensiero Marco Biaggi – prosegue il presidente -aveva immaginato il rapporto tra università e territorio. In un momento nel quale si pensa per ragioni di risparmio di limitare la cultura, ci si deve interrogare sul danno che una politica di questo genere comporterebbe, riguardo alla eliminazione di presidi di collegamento tra la cultura ed il territorio. La cultura – evidenzia D’Ascola – ha un valore economico. E’ necessario mettere in evidenza due circostanze. Intanto, il grande richiamo all’ umanesimo che si lega alla percezione del governo delle tecnologie. Mettiamo l’uomo al centro della trasformazione tecnologica, attraverso ciò che l’uomo può fare meglio nel contesto della trasformazione tecnologica, ossia il suo governo, con finalità di un miglioramento sociale che altrimenti non soltanto non vi sarebbe, ma si trasformerebbe nel suo esatto contrario. Un fatto estremamente importante che si lega al problema del meridione d’Italia. Il nord può crescere se cresce il Mezzogiorno d’Italia. Dobbiamo governare i processi tecnologici di crescita. Il liberalismo dall’ altra parte. Due temi che fanno parte di un dibattito storico importante. Una visione liberale del mercato del lavoro – conclude il presidente – che non viene inteso in maniera separata, una struttura complessa staccata dall’ economia nazionale e dalle strategie delle linea di politica economica nazionale, perché funzionale alla conservazione del posto di lavoro e al mantenimento di un assetto ideologizzato. Il mondo del lavoro è stato un mondo ideologizzato”.