REGGIO CALABRIA – «Credo che sia necessario avviare una discussione complessiva al di là dei numeri del Bilancio. La Ritengo importante al di là dell’aspetto contabile. L’Ente Regione è in una grande difficoltà. Se dovessimo governare la Calabria con i fondi ordinari sarebbe oltremodo difficile. Alcune questioni devono essere affrontate. Penso alla sanità. Dal 2009 siamo stati commissariati. Esistono le condizioni di legge e tecniche per potere uscire dal Piano di Rientro. Il 62,5 % delle risorse del bilancio regionale sono state gestite dai commissari. Il punto non è chi fa il commissario oggi o domani. La vera questione è: Consiglio e Giunta devono riappropriarsi dei loro poteri. Consiglio e Giunta lavorino a una redazione di un nuovo piano sanitario regionale che corregga gli errori del passato. Siamo tutti d’accordo in Consiglio ad aprire una trattativa con il governo nazionale? Siamo menomati. È un Vulnus democratico. Tutti i commissari alla sanità sono serviti per utilizzare i fondi calabresi per favorire altre regioni». É quanto ha affermato Il consigliere regionale del Pd, Carlo Guccione, intervenendo durante il consiglio regionale. «Il risultato referendario amplifica un problema. Il regionalismo che abbiamo conosciuto finora è fallito. Dalle contraddizioni emerse dal referendum occorre partire per avviare un processo di riforma dell’ente Regione. Se non apriamo questa stagione delle riforme, anche questa legislatura rischia di essere sprecata. Giochiamo bene la partita degli enti strumentali. Avviamo la riforma della Sorical dopo il disastro che si è consumato in questa regione. E poi non possiamo avere cinque enti che si occupano di forestazione. Vogliamo lavorare alla creazione di un grande ente che crei sviluppo. Anche Fincalabra in queste condizioni non può essere strategica. Serve una grande riforma degli enti subregionali. Bisogna passare dalla spesa improduttiva che genera clientele alla spesa produttiva che genera lavoro e sviluppo. Dobbiamo rilanciare l’Ente Regione con un processo condiviso in grado di coinvolgere maggioranza e opposizione. Questa è la grande sfida. Se non la vinciamo, moriremo di ordinaria amministrazione».