La Calabria che Vuoi interviene su LSU/LPU

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SARACENA (CS) – La Calabria che Vuoi interviene sulla situazione LSU/LPU di Saracena. Attraverso una nota stampa esprime la sua preoccupazione per le famiglie coinvolte Pugliese: la questione non sia un mero esercizio politico o sindacale, in ballo ci sono le sorti di 36 famiglie Angela Lucia Pugliese
del circolo La Calabria che Vuoi di Saracena:

Attraverso questa nota, colgo l’occasione per esprimere la mia vicinanza come rappresentante del movimento politico La Calabria che Vuoi – Circolo di Saracena, ai tanti lavoratori del bacino lsu-lpu, del Comune di Saracena, che, in questi giorni del nuovo anno vivono sulla propria pelle il dramma del non vedersi remunerati il mese di gennaio, per una sospensione fatta loro da parte del sindaco.
Il tutto nasce da una decisione presa dallo stesso sindaco nei loro confronti per il rinnovo della contrattualizzazione, già avvenuta in tutti i comuni del comprensorio.IMG_4991 (1)
Lo stesso Sindaco si trova a giustificare la propria decisione di non volere rinnovare il contratto in quanto la legge stato/regione, a mio avviso molto ambigua, che scarica sui comuni in particolare le responsabilità riguardo ad una possibile stabilizzazione degli stessi in futuro.
Ad onor del vero, sulla legge, a riguardo, non c’è nessuno accenno sullo stanziamento dei fondi per i prossimi tre anni, ma, soprattutto sulla sorte degli stessi in merito ad una possibile stabilizzazione futura.
Il Sindaco in questione a mio avviso fa bene a rendere noto i possibili effetti che potrebbe avere la legge su tutti i comuni in particolare una volta scaduti i vari rinnovi che dovrebbero appunto condurli ad una stabilizzazione definitiva, ma, è anche vero che così facendo lo stesso sindaco al quale contesto il metodo e non il merito della sua presa di posizione, metta gli stessi lavoratori in una condizione di discontinuità rispetto ad una possibile proroga di rinnovo, ed appunto di relativa stabilizzazione futura.
Qui in palio non c’è la solita polemica politica che si verifica a ridosso della campagna elettorale, e, nemmeno la dimostrazione di carattere personale personale di essere più nell’interpretazione della legge in questione, qui, in palio c’è il rischio che 36 famiglie perdano l’occasione della loro vita, nel riconoscimento di una stabilizzazione definitiva che da anni rincorrono senza nessun risultato conseguito fino ad oggi.
Inoltre sono convinta che alla fine prevarrà da parte del primo cittadino il buon senso e, che questa storia possa servire da lezione sia alle parti politiche, sia alle diverse sigle sindacali che non si può e non si deve giocare sulla pelle dei lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità che da anni svolgono un ruolo importante, in tutti i comuni, per far sì che i diversi servizi vengano garantiti in maniera normale.
Una critica in particolare va fatta alla nostra classe politica regionale che, a mio avviso ha fallito nel suo intento tanto ambito di rinnovare il piano di programmazione triennale, nonché il fallimento da parte dello stesso Presidente nel nominare una giunta non eletta dal popolo, ma fatta da insigni professori che si sono eretti paladini del buon governo senza dare, nei fatti invece, risposte utili e chiare come sulla stessa questione qui in discussione.
Mi auguro che il tutto si risolva con un lieto fine per evitare in tutti i modi che questi piccoli centri diventino dei paesi-fantasma in cui tutti vanno fuori per vari motivi senza poi farvi rientro.
Vorrei concludere ricordando il primo articolo della nostra Costituzione: “L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro” quindi il mio augurio è quello che si possa incentivare in tutti i modi il lavoro, e, non di speculare su questioni che a mio avviso non hanno alcun colore politico e che riguardano la dignità di ogni singolo.”

 

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