COSENZA – Non si placa il malcontento in città dopo la decisione del primo cittadino Mario Occhiuto di voler chiudere al traffico il centro storico di Cosenza divenuto ZTL. In merito alla questione interviene, attraverso una lettera aperta – che riceviamo e pubblichiamo – anche Katya Gentile, già vicesindaco di Palazzo dei Bruzi.
«Dopo il comunicato di Monsignor Nolè, il bamboccione dispettoso punta i piedi e difende a spada tratta il provvedimento assurdo partorito dalla sua mente obnubilata, che non apporterà alcun beneficio all’economia del territorio (ne produrrà, invece, per le casse del Comune e per quelle di “al volo”, ci scommetterei le mani) e provoca disagi già accertati, oltre che la desertificazione e l’isolamento dell’intera zona. E questo lui lo sa. In un centro storico come il nostro, dove gli eroici residenti sono rimasti quattro gatti, mentre i topi non si contano, dove l’incuria e l’abbandono continuano a lasciare i segni (mi riferisco, ad esempio, ai mancati interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria che hanno trasformato, nei giorni scorsi, Corso Telesio nell’alveo di un fiume, gonfio dell’acqua che defluiva copiosamente dalle scale limitrofe, che sembravano torrenti in piena), prima di istituire la ztl h24, il nostro sindaco (volutamente minuscolo) avrebbe dovuto dedicargli tempo e risorse. Ed è fastidiosamente inutile che, per convincere tutti della “sua fattività” e sviare l’attenzione da ciò che andava fatto ed irresponsabilmente non è stato fatto negli anni, propini il suo solito elenco comprendente interventi che vanno da palazzo Gervasi al Castello, passando per la villa vecchia e la pubblica illuminazione, per la “terrazza” di corso Plebiscito etc, etc,
Dovreste sapere, credo ormai tutti, infatti, che il suo passatempo preferito è mettere le bandierine su traguardi raggiunti grazie al lavoro e agli sforzi altrui (i miei si, anche se è passato qualche anno, continua a campare di rendita, e quelli dei dirigenti e funzionari dei Lavori Pubblici), senza aver mai partecipato ad una sola riunione, ad un solo sopralluogo, se non quando tutto era pronto ed era arrivato i l momento della consegna dei lavori o dell’inaugurazione. È come quando hai preparato una bella torta, arriva un altro, fresco, fresco, se la mette in vetrina e se ne prende i meriti. Ricordiamolo, gli unici progetti voluti “dall’archimbrosa” per il centro storico restano i bocs art, il lungofiume boulevard ed i temporary store oltre all’agognato abbattimento dell’ex hotel jolly sulle cui cenere costruirà un obbrobrio (vedendo il rendering) di museo digitale. Non voglio dilungarmi nei vari dettagli, perchè sarebbe davvero troppo lungo, ma l’esperimento fallito dei “temporary” merita menzione per aver aumentato la mole di debiti del Comune nei confronti dell’Aterp, di diverse centinaia di migliaia di euro, attraverso i fitti dei magazzini. Pare che alcuni contratti proprio non esistano, pur essendo stati ampiamente utilizzati gli immobili. E lui, che ha perso una buon occasione per tacere, quando parla di “deriva deturpante” si riferisce a quella in cui ha abbandonato il centro storico fin dal suo primo insediamento?
Ha tagliato qualche nastro, si, ma non un progetto, non un’idea e neanche un intervento, se non per abbattere qualche palazzo storico, senza permesso, o per “depositarci” i Rom in un’assolata domenica di luglio.
La scusa migliore è sempre stata “i palazzi che crollano sono di privati ed il Comune non può fare niente”. NON È COSÌ. Non può esistere una balla più gigantesca ed è il momento che verità venga fuori.
Era già pronta in Assessorato l’ordinanza per il ripristino delle facciate e la messa in sicurezza a carico di tutti i proprietari di immobili siti nel centro storico. Nel caso in cui non avessero adempiuto il Comune avrebbe fatto i lavori a danno, lo ricorderebbe bene il povero Cucunato, che ho messo in croce per redigerla, lo ricorderà senz’altro anche qualche altro dipendente.
Anziché rispondere al Vescovo sommessamente, e magari in privato, non fosse altro che per il rispetto che dovrebbe portare a quella veste, da bravo cristiano quale predica di essere, sferra una pubblica arringa in difesa della sua opinione. Chè di questo stiamo parlando!
Per i non residenti, il Mario-pensiero è assurto a Verbo da quando è sindaco-padrone della città di Cosenza, unto dal Signore, e chiunque si azzardi a dissentire, viene tacciato di essere un “seminatore di odio” o deriso perchè “non capisce niente”.
Con l’atteggiamento di chi si sente “deluso” e oltraggiato e con il suo dire irrispettoso, non lesina, addirittura, di schernire la massima autorità della Chiesa a Cosenza, mostrando palesemente tutta la sua tracotante arroganza ed i limiti di un soggetto instabile, che mal tollera il dissenso, anche quando proviene da un’altra Autorità.
E siccome in premessa scrive “con la massima umiltà possibile”, crede che tanto basti a giustificare l’affronto che segue e che ha i toni irriguardosi e beffardi di un qualunque sovrano-tiranno, di terza categoria, di antica memoria.
Leggendo il suo scritto, infatti, si fa un tuffo nel passato, quando si viveva sotto dittatura o anche quando il potere temporale e quello papale erano in guerra per il predominio.
Perchè, se fino a ieri, con la Curia, erano tutti una grande famiglia, oggi che il nuovo Vescovo ha deciso di farsi portavoce delle istanze dei parrocchiani, dei collaboratori e dei frequentatori, scrivendo un comunicato che invita al ragionamento e al buon senso, lui ha “dovuto” mostrare i muscoli e tuonare più forte.
Del suo pubblico dileggio, che a momenti, quello sì, mi provoca “ilarità”, mi indigna maggiormente la chiosa.
Sminuendo il ben più articolato problema e per “apparare” la questione, arriva a scrivere: “la Curia cosentina avrà i suoi mezzi autorizzati e giammai la ztl interferirà con le attività istituzionali delle sue risorse umane”. Di grazia, qualcuno vuole spiegargli che al Duomo, solo per fare un esempio, di sabato e domenica si celebra la Santa messa, che i fedeli non sono risorse umane della Curia e che un Vescovo non può rimanere inerme mentre, la messa domenicale della Chiesa Madre, simbolo della Cristianità cosentina, non è più così partecipata? Immagino, inoltre, che alla Curia non abbiano un preposto che possa star lì a giocare, insieme ai dipendenti del Comune tutti i giorni dell’anno, a chiamare e inoltrare richieste di autorizzazioni, per consentire l’accesso alla vettura di questo o a quel prelato o a chiunque voglia andare a far visita al Vescovo. Ci vorrebbero due impiegati ad hoc! Al sindaco chiedo di illuminarci sui vantaggi di questa scellerata chiusura al traffico, che molti poveri mortali come me non riescono neanche ad intravedere, fandonie e frottole sull’ambiente a parte! A questo punto della storia, se non siamo in grado di fare una riflessione lucida e serena su tutta questa vicenda, inserendola pure in un quadro d’insieme, credo che Cosenza meriti il sindaco che ha.
E fate pure come lui, “pensate ara salute!”»
Katya Gentile