CATANZARO – «Il bando è uscito nel mese di maggio 2016 ed era destinato ai neolaureati nell’ambito dei beni culturali per svolgere un tirocinio annuale all’interno delle strutture del ministero nella Regione Calabria. Dal 2016 ad oggi ancora non ha avuto inizio. È uscita una prima graduatoria circa sei mesi dopo la chiusura del bando, per un anno non si è saputo più nulla. Nel 2018 a febbraio sono iniziati i colloqui per essere ammessi al tirocinio e si sono conclusi nel mese di aprile. Nel mese di ottobre 2018 sono uscite le graduatorie definitive. Siamo a febbraio 2019 e noi siamo ancora in attesa di iniziare questo benedetto tirocinio».
A parlare è Ludovico (il nome è di fantasia) preferisce non farsi riconoscere. È uno dei giovani laureati che hanno partecipato al bando per un anno di tirocinio scaturito da un protocollo tra la Regione Calabria ed il Ministero dei beni e delle attività culturali stipulato per promuovere misure di contrasto alla crisi occupazionale. La finalità era quella di migliorare la promozione, la valorizzazione e la fruizione dei luoghi di cultura della Calabria. Requisito fondamentale essere disoccupati.
«Per poter iniziare il tirocinio – continua Ludovico – bisogna essere disoccupati. Ci sono persone che come me, quindi, hanno deciso di lasciare i lavori che avevano a tempo determinato e di non farsi rinnovare contratti proprio per non venir meno alla clausola. Ad oggi, però, non è uscito l’elenco degli ammessi al tirocinio. Come se già questo non bastasse, ultimamente stiamo assistendo ad un rimpallo di responsabilità tra la Regione ed il Segretariato».
Sulla questione interviene il deputato del Movimento 5Stelle Alessandro Melicchio. «È una situazione paradossale, ancora più grave in una regione come la Calabria in cui c’è fame di lavoro. È incredibile ed inaccettabile che un bando che consentirebbe un anno di lavoro ne impieghi tre a svilupparsi e completarsi. Invito la Regione e chi di competenza ad assolvere in tempi rapidissimi al completamento delle pratiche in modo che questi ragazzi possano cominciare a lavorare al più presto».