Mendicino, presentato al teatro comunale lo sportello antiviolenza

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MENDICINO (CS) – Ci sono storie che non vorremmo sentire. Hanno il sapore di dolore, morte e sconfitta del genere umano. Stupri, assassini, violenza verbale, fisica, psicologica ed economica che sanno di mani avide, di voglia di possesso e di pensieri torbidi. Pensato per fornite un aiuto concreto a chi si trova a vivere situazioni di violenza, l’amministrazione comunale di Mendicino, che da sempre ha un occhio attento alle politiche sociali, ha deciso di istituire lo sportello di ascolto antiviolenza che è stato presentato presso il teatro comunale di Mendicino. «Sono felice della numerosa presenza di pubblico, segno che il tema trattato è molto sentito. Il fenomeno ha assunto i contorni di una vera e propria piaga sociale; non passa giorno in cui non si senta parlare di episodi di violenza perpetrati ai danni delle donne. Ringrazio la consigliera Margherita Ricci per aver accolto la proposta e per aver fatto diventare realtà quelle righe inserite quattro anni fa nel programma amministrativo. L’universo femminile sta dando molto a questa città, porterò sempre con me il lavoro svolto accanto alle donne; credo che le donne che sono al centro della nostra comunità rappresentino quel messaggio di centralità che le donne dovrebbero avere all’interno della società», esordisce il sindaco Antonio Palermo . «Nessuno di noi avrebbe voluto essere qui ad inaugurare uno sportello antiviolenza, se siamo qui è perché circa sette milioni di donne hanno subito una qualche forma di violenza», ricorda la consigliera Margherita Ricci. «Ogni volta che si parla di violenza è una sconfitta, ben vengano iniziative come questa; lo sportello antiviolenza ha una sua valenza, ciò che conta è denunciare, aprire uno sportello antiviolenza significa cucire un nuovo nodo nella rete antiviolenza. Sensibilizzazione, educazione e dialogo sono gli elementi utili al cambiamento», dice il questore di Cosenza Giancarlo Conticchio. Toccante la testimonianza di Marisa Garofalo, sorella di Lea, la donna-coraggio di Petilia Policastro barbaramente uccisa e data alle fiamme dal compagno Carlo Cosco nel Novembre del 2009. «Sono felice di essere qui per l’inaugurazione dello sportello antiviolenza, Lea avrebbe cercato questo sportello, Lea ha cercato aiuto, ma spesso l’aiuto non è arrivato». È un fiume in piena Marisa; dalla voce flebile, tradita dall’emozione, viene fuori una forza straordinaria fatta di coraggio.

VIOLENZA: L’IMPORTANZA DI COGLIERE I SEGNALI E L’INTERVENTO

Con gli interventi di Sergio Caruso, Maria Cristina Ciambrone e Maria Esposito si tocca con mano l’importanza di cogliere i segnali che potrebbero avere degli esiti tragici. «È per me difficile prendere la parola dopo Marisa Garofalo-esordisce il criminologo clinico Sergio Caruso-. Con il caso di Lea abbiamo toccato l’apice della bestialità umana, l’alta sfera della vigliaccheria umana, perché non si può morire in questo modo. Questa storia deve essere un incoraggiamento perché Lea deve essere una speranza nel ricordo di tutte le vittime di un amore malato. La prevenzione deve essere il primo impegno, deve essere impegno di tutti. Chi commette violenza non lo fa per raptus, il raptus non esiste, si tratta di soggetti con difficoltà presenti sin dall’età evolutiva. Dobbiamo entrare nelle case, nelle scuole e accorgerci dei segnali di disagio prima che si passi all’azione. Dall’analisi della scena del crimine e spesso viene fuori l’accanimento, la voglia di distruggere la vittima come simbolo; dar fuoco alla vittima non solo è un atto criminale per poter distruggere le tracce, ma è anche un’uccisione simbolica. Tutti noi dobbiamo contribuire al cambiamento osservando i segnali, diffidare da chi dice sempre “io”, da chi vi svaluta, perché la prima forma di violenza è il controllo comportamentale». «Da due anni gestisco lo sportello di mediazione familiare a cui si rivolgono le coppie e le famiglie provenienti dell’hinterland. Darò il mio supporto allo sportello perché la mediazione familiare funge da prevenzione. Le violenze all’interno della famiglia sono aumentate, spesso la violenza scaturisce dalla mancata accettazione della separazione. La separazione è vista come un fallimento, subentrano sentimenti di rabbia rancore, l’ amato diventa qualcuno da combattere. La mediazione è lo spazio neutro all’interno del quale arginare il conflitto e gestirlo in modo costruttivo. A partire dell’otto Maggio, tutti i Martedì dalle 15 alle 17 sarà attivo lo sportello antiviolenza che ha sede nella Sala consiliare. All’esterno della struttura verrà collocata una casella postale per inserire i propri messaggi», annuncia Maria Cristina Ciambrone, mediatore familiare e curatrice dello sportello di mediazione familiare di Mendicino. «Il counseling vittimologico aiuta la vittima a riflettere, il passo successivo per chi decide di essere aiutato è la consulenza psicologica» , dice la psicologa e sessuologa Maria Esposito. Emozionante e liete dell’evento, mediato dalla scrittrice Manuela Molinaro, l’avvocato Ilaria Marchione, la dottoressa Mariella Belfiore e la dottoressa Rita Pellegrino, presidente dell’associazione PGE promotrice dello sportello. «La violenza contro le donne- disse Kofi Annan-è forse la più vergognosa violazione dei diritti umani. E forse è la più diffusa. Non conosce confini geografici, culturali o di stato sociale. Finché continuerà, non potremo pretendere di realizzare un vero progresso verso l’eguaglianza, lo sviluppo e la pace».

(Ph. Margherita Ricci)

Rita Pellicori

 

 

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