ROMA – Il deputato di Fratelli d’Italia Wanda Ferro ha presentato una interrogazione a risposta scritta al ministro della Giustizia per alzare l’attenzione del governo sugli episodi criminosi che continuano a susseguirsi con intensità crescente nel territorio della Sibaritide e sul rischio di condizionamenti mafiosi nei lavori pubblici per la realizzazione della nuova Statale 106 tra Roseto Capo Spulico e Sibari. Il contenuto dell’interrogazione è stato concordato con il consigliere regionale Gianluca Gallo che aveva richiamato l’attenzione dei parlamentari del centrodestra sull’escalation criminale nella Sibaritide dove si sono registrati ripetuti atti intimidatori ai danni di professionisti ed imprenditori dell’area di Corigliano-Rossano, fino ad arrivare ad un agguato di chiaro stampo mafioso a Villapiana, da subito collegato dai media agli appalti per l’ammodernamento della statale jonica. «Sono grata a Gianluca Gallo per il suo intervento che dimostra grande attenzione alle dinamiche del territorio – spiega Wanda Ferro – e sono certa che l’interazione continua tra il livello di rappresentanza regionale e quello nazionale debba essere un modello di lavoro da seguire per ottenere dal governo l’interesse e gli interventi di cui la Calabria necessita». Nell’interrogazione, l’on. Wanda Ferro ha ricordato al guardasigilli che episodi criminali recentemente consumatisi nella Sibaritide sono collegati, secondo quanto riportato dalla stampa locale, all’imminente cauterizzazione dei lavori di rifacimento del tratto della statale 106: un progetto da 1.300 milioni di euro, sette anni di lavoro, oltre 1.500 posti per carpentieri, minatori, muratori, ruspisti e manovali. Come si legge sui quotidiani regionali – aggiunge Wanda Ferro «la Statale 106 non c’è ancora ma già rappresenta il più colossale affare della ‘ndrangheta nella Calabria settentrionale dopo l’ammodernamento dell’A2; la vittima dell’agguato di Villapiana – Leonardo Portoraro, ucciso in pieno giorno a colpi di mitra e di pistola – era ritenuta esponente della ‘ndrangheta della Sibaritide; negli anni novanta, Portoraro era stato arrestato per accuse legate ad associazione mafiosa ed attualmente veniva indicato nelle cronache giudiziarie, come il presunto ‘Ministro dei Lavori pubblici’ della ‘ndrangheta; sul caso indagherà, per competenza, la direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, ma con l’omicidio di Portoraro gli inquirenti hanno lasciato trapelare di temere si sia dato corso all’apertura di una faida sullo Jonio cosentino; tale vicenda, dai risvolti delicati e certamente preoccupanti, non può e non deve assolutamente lasciare indifferenti le istituzioni locali e nazionali, ma richiede ogni sforzo possibile per scongiurare il rischio che anche un solo centesimo possa finire nelle casse della criminalità organizzata, segnando di fatto il fallimento dello Stato in un territorio dove già forte e pervasiva è la presenza delle cosche». L’on. Ferro ha chiesto quindi al ministro della Giustizia se «sia a conoscenza dei gravi fatti esposti e quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere al fine di individuare tutte le soluzioni necessarie per far sì che il rischio di condizionamenti mafiosi nei lavori pubblici per la realizzazione della strada statale 106 si riduca al minimo, se non allo zero assoluto, e che i cittadini possano guardare con fiducia alle istituzioni ed ai loro rappresentanti».