CATANZARO – «La Calabria è una delle regioni a più elevato rischio sismico d’Italia- fa sapere Wanda Ferro- e non può permettersi disfunzioni nel sistema dei controlli e delle autorizzazioni antisismiche dei progetti. Il grido d’allarme sulle inefficienze della nuova piattaforma telematica adottata dalla Regione, deve essere raccolto senza indugio per evitare che si piangano lacrime sul latte versato. Non è tollerabile che la Regione affronti la materia del rischio sismico con la consueta protervia. Gli ordini professionali continuano a ripetere che il nuovo sistema SISMI.CA, introdotto dalla regione dal 1° gennaio in sostituzione del vecchio sistema SIERC, non aiuterebbe la prevenzione sismica. Se è vero che il nuovo sistema sarebbe privo di alcuna efficacia perché non sarebbe in grado di controllare le opere complesse e architettonicamente molto articolate, viene da chiedersi perché ci si ostina a tenerlo in vita. Che senso ha adottare una nuova piattaforma informatica capace di controllare compiutamente solo le cosiddette opere minori e non quelle a maggiore rischio sismico? Le regole del buon senso impongono che l’adozione di un nuovo sistema di tale impatto sia introdotto gradualmente, mediante la previsione di norme transitorie e solo dopo una fase di sperimentazione che veda coinvolti gli addetti ai lavori e gli specialisti del settore. La sicurezza dei cittadini non si consegna nelle mani di una piattaforma informatica di fronte alla quale anche i tecnici più esperti e scrupolosi saranno talvolta costretti a ripiegare per conquistare la videata successiva e raggiungere il traguardo del deposito telematico del progetto per il quale è richiesta l’autorizzazione sismica. E una volta raggiunta la vetta, riceveranno l’autorizzazione sismica ma solo in formato digitale e senza che sia allegata una copia del progetto autorizzato, né cartacea né digitale. Se questo rispondesse a verità, dopo le innumerevoli traversie nessuno potrà disporre di una copia cartacea o digitale del progetto autorizzato, sul quale sia apposto il visto di autorizzazione dell’ufficio regionale a ciò preposto. Un’altra vicenda esemplare di una Regione governata all’insegna della superficialità e dell’approssimazione».