CATANZARO -l Presidente della Giunta regionale, Mario Oliverio, intervenendo ieri sera a conclusione della seduta del Consiglio regionale della Calabria ha ribadito, ancora una volta, i motivi che lo hanno indotto ad annunciare iniziative eclatanti qualora, entro la fine del mese di novembre, non dovessero giungere da Roma risposte adeguate rispetto alla richiesta della chiusura definitiva della stagione del commissariamento della Sanità in Calabria. Il Presidente Oliverio, dopo aver ricordato che la sanità in Calabria è commissariata dal 2010 non per volontà e virtù dello Spirito Santo, ma per una esplicita richiesta all’allora Governo-Berlusconi da parte del Presidente pro-tempore della Regione, Giuseppe Scopelliti («Maledetto il giorno in cui fu avanzata tale richiesta!») ha evidenziato come, dopo sette anni di commissariamento la situazione, anziché migliorare si sia ulteriormente aggravata. I dati confermano che non c’è stata alcuna inversione di tendenza: i LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) sono al di sotto della media nazionale; le risorse che la Regione paga all’esterno per garantire la cura e la tutela della salute dei cittadini in sette anni sono aumentate di un terzo, passando dai 200 milioni del 2010 ai 300 milioni di euro e oltre di oggi; le strutture ospedaliere non brillano di efficienza, nonostante l’impegno e gli sforzi quotidiani del personale medico e paramedico; i servizi territorialisi sono progressivamente indeboliti e tutti gli indicatori confermano che la lunga fase di gestione commissariale ha prodotto un aggravamento delle condizioni sanitarie in Calabria. I calabresi continuano a rivolgersi a strutture sanitarie esterne perché nella loro regione non trovano una risposta adeguata alla domanda di assistenza e cura della propria salute.«Di tutto questo -ha aggiunto Oliverio- ne abbiamo discusso più volte e a lungo. Ne abbiamo dibattuto nell’aula del Consiglio regionale circa un anno fa, in una apposita seduta conclusasi con l’approvazione unitaria di un documento che chiedeva il superamento del commissariamento e la riappropriazione, da parte degli organi di governo della Regione, delle proprie funzioni e dei propri poteri. Ricordo perfino che, a conclusione di quel dibattito, commentai positivamente il fatto che, sulla situazione della sanità in Calabria, finalmente si era registrato un confronto libero, che guardava al merito dei problemi. Fu un confronto scevro da tentativi di strumentalizzazioni e appartenenze politiche. Da allora ho assunto più iniziative per chiedere una inversione di rotta, ma non è cambiato nulla. Oggi ho deciso di assumere questa iniziativa, che dovrebbe essere apprezzata perché è rivolta non nei confronti di un governo di colore politico diverso rispetto al mio, perché la situazione non è più tollerabile. E’ una posizione che ho deciso di assumere con sofferenza, perché prima di tutto vengono la Calabria e i calabresi. Prima dell’appartenenza ad un partito, prima di una maglietta o di un colore politico. E l’ho assunta in un momento delicato, in prossimità delle elezioni politiche. Per questo motivo respingo con fermezza qualsiasi atteggiamento teso ad utilizzare un problema grave per caricarlo di altri connotati. Confermo che, se non ci saranno risposte, entro la fine del mese, mi incatenerò davanti a Palazzo Chigi. Questo non significa rompere con il Governo centrale, ma richiamare l’attenzione di quest’ultimorispetto ad un problema di cui, evidentemente, non viene riconosciuta tutta la gravità. Da due anni a questa parte ho chiesto più volte, con posizioni pubbliche e ampiamente documentate,la fine alla gestione commissariale della sanità in Calabria. Qualcuno mi ha addirittura accusato di voler portare avanti una guerra di potere con l’attuale commissario per prendere il suo posto. A me di Scura non interessa nulla. Io parlo dell’istituto del Commissario, che è stato ed è deleterio per la vita di questa regione. Chiedo solo che si inverta l’attuale trend negativo.E ritengo anche che debba essere rivisto il Piano di Rientro dal debito sanitario che, sicuramente, non può essere assolutamente rinegoziato da un commissario ancorato esclusivamente alla contabilità e alla quadratura dei conti, ammesso che questo sia avvenuto realmente. Bisogna farlo perché,altrimenti, la Calabria non si libererà mai da una spirale perversa che è destinata ad avvitarsi ulteriormente su se stessa se la Regione non avrà la possibilità di investire nuove risorse. Solo chi ha il prosciutto davanti agli occhi e i tappi nelle orecchie non si è accorto che, nella primavera scorsa, ho dovuto ingaggiare una vera e propria battaglia con il Ministro della Sanità per chiedere lo sblocco delle assunzioni, malgrado una legge,che rivede l’organizzazione dei turni di lavoro, consentisse di sbloccare una buona quota di assunzioni nel sistema sanitario. E tutto questo, purtroppo, non è ancora sufficiente per invertire il trend».
«La misura -ha sottolineato, ancora, Oliverio- ormai è colma. La Calabria, che per sette anni è stata messa in castigo e ai margini, ha il diritto di avere un sistema sanitario degno di questo nome. Ognuno è libero di condividere o meno il gesto che ho annunciato, ma sul merito della questione non ci possono essere divisioni o distinzioni. Al Ministro Lorenzin voglio solo ricordare che la politica sanitaria regionale è in mano da sette anni ad un commissario di nomina governativa e che i direttori delle aziende svolgono la loro funzione applicando gli indirizzi di politica regionale dettati da quest’ultimo che supplisce in tutto e per tutto gli organi di governo della Giunta e del Consiglio regionale. La questione di fondo è nel manico e il manico, in questo momento, è in mano ad un commissario. Alla stessa Ministra Lorenzin che, appena tre o quattro mesi fa, intervenendo nel corso della Conferenza dei Presidenti delle Regioni, espresse un giudizio assolutamente negativo sui commissari alla sanità, vorrei ricordare che il 20 giugno scorso, il Tavolo Interministeriale, che vede il Ministero della Salute e il Ministero delle Finanze esercitare la supervisione e il controllo sull’attività dei commissari, al termine di una riunione stese una relazione a conclusione della quale gli stessi ministeri vigilanti chiesero al Governo la rimozione di Scura. Sulla base di questo assunto ho sentito e sento il dovere di mettere in campo un’azione interruttiva di una situazione che non può proseguire oltre. Evidentemente ci sono alcuni fattori che condizionano la mancata risposta a questa situazione. Chi e quali sono questi fattori? Non lo so. Se li conoscessi, per come sono fatto, li avrei denunciatiper tempo, in modo libero e aperto. Di sicuro so che anche nel sistema sanitario calabrese si agitano interessi economici, lobbistici e politici più o meno reconditi. Qualche giornale, proprio in questi giorni, ha parlato addiritturadi interessi mafiosi e massonici. Rispetto a tutto questo insisto e continuo achiedere come mai si continua a non dare alcuna risposta a ciò che ha chiesto il Tavolo Interministeriale. Perché non si ottempera a tale richiesta?».
«II mio dovere, rispetto alla Calabria e ai calabresi-ha concluso Oliverio-è esclusivamente quello di non risparmiare alcuna energia, nessun tentativo perché si possa definitivamente invertire il trend negativo registrato fino ad oggi. So bene che, qualora il Governo dovesse decidere di mettere in capo al Presidente della Regione questa responsabilità, il tempo a disposizione sarebbe troppo breve e limitato e il rischio e le responsabilità che andrei a assumeresarebbero grandissime. So altrettanto bene, però, che il primo dovere di chi chiede consenso agli elettori per governare i loro bisogni e i loro problemi, è quello di assumersi tutte le responsabilità per tentare di risolvere una situazione che non può più assolutamente continuare ad andare avanti in questo modo».