CATANZARO – L’inizio del nuovo anno è l’occasione per Wanda Ferro, consigliere regionale del Gruppo misto, di analizzare cosa non è andato bene nel 2017 dei calabresi e per proporre nuove rotto per il 2018 appena iniziato. Di seguito la sua dichiarazione:
«Se il 2017 della politica calabrese si è chiuso all’insegna del dibattito sulla sanità, mi piacerebbe che il 2018 segnasse il passaggio dalle parole all’assunzione di responsabilità da parte di chi governa il sistema sanitario regionale, guardando all’unico interesse della tutela della salute dei cittadini. Le festività natalizie appena trascorse – così come avviene anche nel periodo delle ferie estive – hanno nuovamente segnato il collasso delle strutture ospedaliere, con i pazienti ammassati nei pronto soccorso e tenuti per decine e decine di ore sulle barelle per essere accuditi dai medici dell’emergenza-urgenza, spesso nell’impossibilità di essere trasferiti nei reparti per la carenza di posti letto disponibili o del personale necessario all’assistenza. Una situazione della quale, nel caso del “Pugliese-Ciaccio”, sono stata direttamente testimone. Il blocco del turn-over e la conseguente carenza di personale si manifesta in tutta la sua criticità quando qualche medico od operatore sanitario decide di godere del sacrosanto diritto al riposo e di trascorrere qualche giorno di festa con la propria famiglia: il personale che resta in servizio è costretto ad enormi sacrifici, soprattutto nei pronto soccorso, e per chi lavora sotto pressione e senza poter riposare il rischio di errore è sempre dietro l’angolo. A chi passa intere notti in barella nel corridoio di un ospedale, a chi viene trasportato in ambulanza da un ospedale all’altro alla ricerca di un posto letto, a chi viene parcheggiato in attesa che rientri il personale per essere sottoposto ad un intervento chirurgico, a chi nelle sale d’attesa vive l’ansia per le sorti di un proprio caro, non interessano le battaglie sulle firme sui decreti o le discussioni su chi debba fare il commissario. Al cittadino interessa sapere che, una volta raggiunto l’ospedale, troverà qualcuno in grado di prendersi carico del suo problema di salute e di garantirgli cure adeguate ed una assistenza dignitosa. I cosiddetti lea non devono restare un dato matematico, ma devono mettere al centro del sistema sanitario il paziente e i suoi bisogni. Questo per la politica dovrebbe essere il governo della sanità, non l’affidamento degli incarichi, non gli interessi legati alla gestione di appalti milionari, non la clientela e la raccolta del consenso. Il tema della salute dovrà essere una priorità assoluta della politica, così come la questione del lavoro. Le parole del Capo dello Stato Mattarella rischiano di restare lettera morta se la politica regionale non innescherà processi di sviluppo, ma soprattutto se continuerà a mortificare la fiducia e le speranze dei giovani calabresi facendo carta straccia della meritocrazia. La vicenda di quello che la stampa ha definito il ‘concorso farsa’ di Calabria Lavoro, una procedura dall’esito fin troppo scontato conclusa in gran fretta nei giorni delle festività natalizie per l’affidamento di incarichi a decine e decine di consulenti, rappresenta una prassi non più tollerabile in una Calabria in cui c’è fame di lavoro e in cui tanti giovani bravi e capaci, ma senza santi in paradiso, sono costretti a trasferirsi altrove per realizzare i propri obiettivi professionali. Più che una fuga di cervelli è ormai una vera e propria diaspora che sta privando la Calabria di quelle energie che sono vitali per garantirle un futuro. Che nell’agenda del 2018 ci siano quindi la salute e il lavoro, ma che ci sia soprattutto la libertà dei cittadini. Se la riprendano questa libertà i calabresi, si ribellino a chi tenta di tenerli ancora sotto il giogo del bisogno e della precarietà, non cedano alle promesse di chi tradisce il proprio ruolo, non tengano giù la testa sperando, presto o tardi, che arrivi il proprio turno fortunato, ma si riapproprino del diritto di scegliere liberamente i propri rappresentanti, quelli capaci, quelli onesti, quelli coerenti, quelli che guardano al bene comune anziché all’interesse personale. Un diritto, quello alla libertà, ma soprattutto un dovere. Un dovere da compiere nelle scelte di ogni giorno, un dovere nei confronti della propria terra e delle generazioni che verranno».