SIMERI CRICHI (CATANZARO) – ‘Un grido d’aiuto per Giuseppe’, si chiama così la pagina facebook aperta da Rosetta Tarantino, moglie di Giuseppe Parrò, uno dei tre dispersi in mare dal 27 luglio scorso in località Simeri Mare (Catanzaro). Attraverso il social network, in un video, la donna si rivolge alle autorità civili e militari e in particolare al Ministro per la Difesa, Roberta Pinotti. «Ho scritto questa lettera affinché qualcuno mi aiuti», esordisce. La donna ricostruisce la vicenda della scomparsa. «Non è stato mai rinvenuto il conzo [palamito calato dai tre dispersi, ndr] – spiega – ed esiste quindi una probabilità che i tre vi siano rimasti inpigliati e che sia il conzo stesso a trattenerli sul fondo».
Rosetta Tarantino fa l’ennesimo tentativo per ottenere una risposta. «Non sapete quanto per me sia importante recuperare quello che può essere rimasto del corpo di mio marito – dice nella lettera diffusa in rete – pochi, veramente pochi, hanno capito il mio bisogno altrimenti mi avrebbero concretamente aiutata, come in realtà non è stato. Chiedo allo Stato e alle istituzioni di aiutarmi e voglio dire a tutte le persone che ho incontrato in questa vicenda che i corpi degli esseri umani non possono esseri considerati al pari di un oggetto smarrito. Anche senza anima e senza vita, un corpo ha diritto di essere recuperato per rispetto dell’uomo che è stato e per rispetto del dolore dei suoi familiari».
La scomparsa e le ricerche senza esito – E’ il 27 luglio dello scorso anno. Intorno alle 4.20 circa del mattino, Giuseppe Parrò, Angelo Tavano e Francesco Rania escono in barca una battuta di pesca. Ma non fanno ritorno. Purtroppo, gli sforzi e le ricerche della Guardia Costiera condotte per molti giorni e con mezzi sofisticati restano senza esito.
L’istanza: fate perlustrazioni sottomarine– Rosetta Tarantino non si rassegna. Il 18 agosto, infatti,viene presentata un’istanza alla Procura di Catanzaro e ai vertici della Capitaneria di Porto di Catanzaro Lido perché il tratto di mare tra i comuni di Cropani, Simeri Crichi e Sellia Marina, all’altezza dell’ex base militare americana, sia perlustrato da sommozzatori o con mezzi idonei. «Verbalmente ci è stato spiegato che la guardia costiera non può eseguire l’operazione – ci dice l’avvocato Maria Costa – perché il mare è molto profondo e la guardia costiera comunque non dispone dei mezzi adatti». La richiesta è motivata dal fatto che, secondo le prime indagini, il cellulare di Giuseppe Parrò ha emesso l’ultimo segnale proprio in quella zona, a tre miglia dalla costa di Simeri.
Il ritrovamento della barca – Il ritrovamento fortuito della barca poco più a nord della stessa zona in cui è stato localizzato l’ultimo segnale del cellulare, convince sempre più i familiari di Giuseppe Parrò della necessità di riprendere le ricerche con mezzi straordinari. Il 25 agosto la barca è stata casualmente ripescata da un peschereccio a strascico, assolutamente integra, a 150 metri di profondità.
La lettera al Ministro della Difesa e alla Marina Militare – In seguito al ritrovamento della barca, Rosetta Tarantino e i suoi figli decidono di scrivere al Ministro della Difesa e allo Stato Maggiore della Marina militare perché mezzi meccanici della Marina o di altri corpi militari dello Stato perlustrino lo specchio di mare tra Simeri Mare, Sellia Marina e Cropani, cioè la zona nella quale non solo era stato rilevato l’ultimo segnale emesso dal cellulare di Giuseppe Parrò, ma addirittura è stata ritrovata la barca dei tre uomini. Propongono di eseguire l’operazione come esercitazione. La Marina, spiegano la famiglia di Parrò e l’avvocato Costa, è solita fare questo tipo di esercitazioni: «svolgerla in quella zona non comporterebbe costi aggiuntivi e potrebbe essere utile alle indagini condotte dalla Procura di Catanzaro».
«Se è vero che l’operazione richiesta comporta l’impiego di molto personale e di mezzi costosi – si legge nella lettera inviata il 1° ottobre – è altresì vero che il recupero dei corpi, oltre ad essere importante per l’indagine penale in corso, è indispensabile a dare pace ai familiari che finalmente potranno dare degna sepoltura ai loro cari». La lettera prosegue: «si tratta comunque di un operazione possibile, che viene effettuata anche nelle numerose esercitazioni della Marina Militare. L’operazione potrebbe anche essere effettuata come esercitazione e sicuramente non sarebbe un esercitazione inutile o fine a se stessa, dato il possibile risultato». «I familiari del sig. Parrò – conclude la missiva – chiedono ancora e ripetutamente di non essere abbandonati dallo Stato».
L’interrogazione parlamentare – Bruno Marton e Vincenzo Santangelo (Movimento 5Stelle) presentano un’interrogazione parlamentare al Ministro per la Difesa. Venuti a conoscenza della lettera famiglia di Giuseppe Parrò, i senatori pentastellati hanno chiesto al Ministro di «sapere quali urgenti iniziative siano state attivate dal Ministro in indirizzo e quali intenda adottare per recuperare i corpi nonché per agevolare, nell’ambito delle proprie competenze, la conclusione dell’indagine penale». Per Rosetta Tarantino e per Vittorio e Maria, rispettivamente moglie e figli di Giuseppe Parrò, si accende la speranza che le ricerche dei corpi possano riprendere con altri mezzi meccanici. «Che io sappia – afferma Rosetta Tarantino nel video di oggi – a questa interrogazione non è seguita nessuna risposta».
Un’altra lettera – Nello stesso video, la donna fa riferimento a una seconda lettera inviata al Ministro Pinotti. Rosetta Tarantino si rivolge direttamente al Ministro: «Con la lettera del 3 novembre chiedevo ancora a voi onorevole Ministro Pinotti, di essere ricevuta, di potervi incontrare personalmente per sollecitarvi la mia richiesta. La risposta è pervenuta dal Gabinetto del Ministro della Difesa il 24 novembre 2014, fredda e di poche righe, inviata al legale che mi assiste con la quale è stato comunicato del Ministro della Difesa ha trasmesso tutto al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per le competenti Capitanerie di porto. Con grande mia delusione, mi sono ritrovata al punto di partenza, con niente in mano e con l’amarezza di non essere stata ascoltata da chi, pur avendo mezzi per effettuare l’operazione, ha ritenuto di non eseguirla. Mi chiedo perché per lo Stato non sia importante recuperare i corpi di questi tre italiani».
Rita Paonessa