SIMERI CRICHI (CZ) – «Possibile che non sia stato trovato neanche un corpo? Possibile che si va nello spazio, si fanno i documentari in fondo al mare e non si possono ritrovare i corpi di tre uomini scomparsi in mare?», sono questi alcuni degli interrogativi che assillano Rosetta Tarantino, la moglie di Giuseppe Parrò, uno dei tre uomini dispersi in mare dal 27 luglio scorso. La donna e i suoi figli, Maria e Vittorio, non si arrendono e proseguono la loro battaglia. Perché le autorità competenti proseguano le ricerche per ritrovare i corpi dei tre uomini usciti in mare il 27 luglio e mai più ritornati. Nei giorni scorsi hanno scritto al Ministro della Difesa e allo Stato Maggiore della Marina Militare. Chiedono che mezzi meccanici della Marina o di altri corpi militari dello Stato perlustrino lo specchio di mare tra Simeri Mare, Sellia Marina e Cropani, cioè la zona nella quale non solo era stato rilevato l’ultimo segnale emesso dal cellulare di Giuseppe Parrò, ma addirittura è stata ritrovata la barca dei tre uomini. L’operazione potrebbe essere eseguita come esercitazione. La Marina, spiegano la famiglia di Parrò e l’avvocato Costa, è solita fare questo tipo di esercitazioni: svolgerla in quella zona non comporterebbe costi aggiuntivi e potrebbe essere utile alle indagini condotte dalla Procura di Catanzaro. La probabilità di ritrovare i corpi darebbe un minimo di pace a tre famiglie e a tre uomini che nulla hanno potuto contro il mare.
«Se è vero che l’operazione richiesta comporta l’impiego di molto personale e di mezzi costosi – si legge nella lettera – è altresì vero che il recupero dei corpi, oltre ad essere importante per l’indagine penale in corso, è indispensabile a dare pace ai familiari che finalmente potranno dare degna sepoltura ai loro cari». La lettera prosegue: «si tratta comunque di un operazione possibile, che viene effettuata anche nelle numerose esercitazioni della Marina Militare. L’operazione potrebbe anche essere effettuata come esercitazione e sicuramente non sarebbe un esercitazione inutile o fine a se stessa, dato il possibile risultato». «I familiari del sig. Parrò – conclude la missiva – chiedono ancora e ripetutamente di non essere abbandonati dallo Stato».
Giuseppe Parrò, Angelo Tavano e Francesco Rania sono usciti in barca alle 4.30 circa del 27 luglio scorso. La sera prima avevano calato il palamito, il giorno seguente sono andati di nuovo in mare per recuperarlo. Ma non sono più ritornati. Le ricerche della Guardia costiera, fatte con mezzi sofisticati della stessa guardia costiera, di polizia e finanza, non hanno prodotto alcun esito. Dalle prime indagini era emerso che il cellulare di Giuseppe Parrò aveva emesso l’ultimo segnale a tre miglia dalla costa di Simeri, all’altezza dell’ex base militare americana, tra i comuni di Simeri Crichi e Sellia Marina. Per questo Rosetta Tarantino aveva chiesto che la zona fosse perlustrata da sommozzatori o con mezzi idonei. In questo senso, il 18 agosto, il suo legale, Maria Costa, insieme all’avvocato Saverio Loiero (legale di Stella Parrò, sorella di Giuseppe), ha presentato un’istanza alla Procura di Catanzaro e ai vertici della Capitaneria di Porto di Catanzaro Lido. «Verbalmente ci è stato spiegato che la guardia costiera non può eseguire l’operazione – ci dice Maria Costa – perché il mare è molto profondo e la guardia costiera comunque non dispone dei mezzi adatti, ma ad oggi non è pervenuta alcuna risposta scritta». Intanto il 25 agosto la barca è stata ritrovata per caso da un peschereccio a strascico, a 150 metri di profondità, poco più a nord del punto in cui era stato localizzato l’ultimo segnale del cellulare. Un elemento oggettivo, questo, che spinge i familiari a non arrendersi e a fare il minimo di fronte a una tragedia immane: tentare tutte le strade per ritrovare i corpi e dare almeno una degna sepoltura ai propri cari.
Rita Paonessa