Sono stati 45 i decessi registrati nei cantieri italiani nel primo semestre 2013, contro i 61 dei primi sei mesi del 2012 con una flessione del 27 per cento. Un decremento apparentemente virtuoso nel settore edile che induce a pensare ad un traguardo raggiunto sul fronte della sicurezza aziendale. Ma, negli aspetti positivi dell’inversione di tendenza della mortalità – in uno dei settori più pericolosi per i lavoratori – non si può non tener conto della profonda crisi che negli ultimi quattro anni ha colpito le Costruzioni. E che potrebbe aver contribuito al calo degli incidenti sul lavoro. Sono 11.200 le imprese edili fallite , e il 28-30% delle aziende non sono in condizioni di reggere un altro anno per mancanza di liquidità. Dati preoccupanti e drammatici per uno dei settori più strategici per l’economia del Paese.
Ma la vera protagonista delle scene che precedono le disgrazie è la mancata predisposizione di sistemi di accesso e vincolo per effettuare i lavori in quota negli edifici e nelle strutture in genere. E’ quindi fondamentale investire sulle attività di prevenzione, tra cui la formazione dei lavoratori, ma non va trascurata l’importanza delle attività di controllo da parte di enti preposti in un settore in cui tra l’altro c’è anche un ulteriore problema, ovvero la diffusa irregolarità dei lavoratori. E purtroppo il binomio tra irregolarità e infortuni è sempre più presente nella cronaca contemporanea. Prestazioni d’opera retribuite pochissimo e senza alcuna attenzione per la tutela del lavoratore. Risultato: si sale sopra ai tetti non solo senza elmetti ma anche senza parapetti, né imbragature. Si sfida il pericolo, ma soprattutto la propria vita. E a pagare non sono solo le vittime e le loro famiglie, bensì anche gli imprenditori. Perché sebbene se ne parli poco, dietro ogni morte bianca c’è un risarcimento che non è ‘sempre e solo’ dovuto dagli enti previdenziali. Talora si trascinano cause per morti nei luoghi di lavoro che durano anni e che mettono in ginocchio i datori di lavoro per gli indennizzi dovuti. Perché dietro ad ogni morte bianca c’è il danno materiale, quello biologico, insieme a quello morale e patrimoniale.La giustizia d’altra parte è lenta e spesso disattende le speranze delle vittime sul fronte del risarcimento. Per questo sarebbe necessario un fronte dei controlli compatto ed efficiente. Introdurre sanzioni adeguate alla gravità dei comportamenti da cui scaturisce la tragedia.