Patenti facili, sequestri di società e arresti tra Calabria e Pistoia

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REGGIO CALABRIA – Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, con la collaborazione dei finanzieri del Comando Provinciale di Pistoia e Brescia, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di due soggetti (I.M. cl. 1966 titolare di autoscuola e E.I. cl. 1963 funzionario pubblico), un’interdittiva con applicazione del divieto temporaneo di esercitare le attività professionali nei confronti di un altro titolare di autoscuola (T.S. cl. 1971), nonché il sequestro preventivo di cinque società esercenti le attività di Autoscuole, Scuole di Pilotaggio e Nautiche e del loro patrimonio aziendale. Sono in corso, inoltre, perquisizioni presso gli uffici dei funzionari pubblici infedeli delle Motorizzazioni Civili di Reggio Calabria e Pistoia, presso 11 sedi legali ed unità locali delle Autoscuole oggetto d’indagine e in tutti gli altri luoghi nella disponibilità degli indagati per l’acquisizione di ulteriori elementi di prova. L’Autorità Giudiziaria ha emesso inoltre l’ordine di esibizione di documentazione nei confronti delle citate Motorizzazioni.

Il Provvedimento, a firma del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Reggio Calabria, Federica Brugnara, su richiesta della Procura della Repubblica di Reggio Calabria diretta dal Procuratore Capo Giovanni Bombardieri, nell’ambito di un’operazione coordinata dal Procuratore Aggiunto Gerardo Dominijanni e dai Sostituti Procuratori Sara Amerio e Nunzio De Salvo, rappresenta l’epilogo di complesse ed articolate indagini condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Reggio Calabria in relazione alle condotte illecite realizzate da alcune autoscuole insistenti nelle Province di Reggio Calabria, Pistoia e Brescia.

L’attività investigativa ha consentito di far emergere l’esistenza di una associazione a delinquere, composta da 13 soggetti di cui fanno parte titolari e dipendenti di autoscuole e funzionari pubblici, i quali, tramite la perpetrazione di una serie di reati, tra i quali truffa, corruzione e falso, avrebbero agevolato, fino a falsarne l’esito dietro cospicuo pagamento, le procedure di concessione di abilitazioni alla guida di veicoli di ogni genere, a favore di oltre 50 soggetti. Nel complesso risultano coinvolti 71 soggetti di cui 11 pubblici funzionari.

L’ideatore del sistema è risultato, I. M., “dominus” nel settore delle autoscuole reggine, il quale con una rete di pubblici dipendenti infedeli sarebbe riuscito ad estendere i propri illeciti interessi in Calabria, Toscana e Lombardia. Beneficiari del sistema sono risultati vari soggetti, soprattutto di origine straniera, spesso con palesi difficoltà a leggere e comprendere la lingua italiana e/o privi di adeguata preparazione teorica e pratica.

I sodali per la riuscita dell’intento illecito organizzavano ogni minimo particolare, a partire dalla scelta dell’esaminatore più “comodo” che in numerosi casi compilava direttamente i quiz riservati ai candidati, ovvero, con omissione di vigilanza, consentiva ad essi l’utilizzo di apparecchiature elettroniche o telefoni cellulari – ovviamente non ammessi – per poter ricevere le risposte esatte. Per tali illeciti venivano richiesti compensi fino a 14.000€.

Particolarmente significativi i casi di taluni candidati che hanno superato gli esami di teoria a quiz con procedura informatica, pur con pc spento mentre una candidata ha conseguito l’idoneità ai medesimi esami di teoria (quiz) pur essendo rimasta fuori dall’aula d’esami.

Una delle metodologie utilizzate dai sodali è l’utilizzo di “auricolari miniaturizzati”, senza fili, che permettono a due o più interlocutori di parlare e ascoltare a distanza senza destare sospetto. L’auricolare, infatti, viene occultato all’interno dell’orecchio dell’utilizzatore diventando in tal modo invisibile ed è in grado di far comunicare l’utente in maniera discreta senza che nessuno notasse la conversazione.

Il provvedimento cautelare eseguito costituisce la conclusione di un complesso iter investigativo che dimostra – ancora una volta – la costante azione della Guardia di Finanza nella ricerca e repressione, oltre ai crimini di matrice economico-finanziaria, anche a quelli contro la Pubblica Amministrazione.

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