Processo sul caso Marino: Tutti Assolti

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la legge è uguale per tuttiAssolti perché il fatto non sussiste. E’ quanto sostiene il giudice Manuela Gallo, chiamata a valutare, a quasi quattro anni dal suo inizio, uno dei processi più sofferti tra quelli mai passati dal Tribunale di Cosenza, quello legato al decesso, per sindrome da attivazione macrofagica, di un giovanissimo adolescente, Romano Marino, tredici anni al momento della morte.

Romano Marino è deceduto per una malattia tanto rara quanto difficile da individuare e nei suoi riguardi sono state somministrate da parte del personale medico coinvolto, tutte le cure necessarie secondo il protocollo. Perché se è vero che bisogna rispettare i dettami di quest’ultimo, è altrettanto vero che ciascun caso è oggetto di gestione a se’ ‘”. Questo quanto voluto dimostrare e quanto dichiarato dagli Avvocati della difesa, ieri presso il Tribunale della cittadina, in una requisitoria oltremodo longeva volta a stabilire l’innocenza del Dott. Sperlì e dell’ equipe medica che, all’epoca dei fatti, ebbe in cura l’adolescente. Nessuna omissione, nessun errore, nessuna indampienza, dunque, da parte del  primario dell’ Annunziata di Cosenza e di Rosanna Camodeca, Vittoria Greco, Rosaria De Marco, Marianna Neri e Clementina Rossi,rei, unicamente, di aver fatto quanto in loro potere per salvare lo “sfortunato” ragazzo.

Tra i motivi, addotti dalla difesa, la difficile identificazione di una malattia che in Italia si manifesta in un rapporto 1/2000, quale la sindrome di Mas, e che non presenta una sintomatologia chiara ed evidente, la mancata individuazione di quella che avrebbe dovuto essere la condotta da sostenere da parte del personale medico nonché l’applicazione corretta, a dire della difesa, della terapia prevista dal protocollo in presenza di tale sintomatologia. Un verdetto spiazzante per la parte civile e per i familiari del piccolo Romano che dichiarano di non trovare alcuna giustizia di fronte a questa decisione.

 

Lia Giannini

 

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