“Quanto sta succedendo al Senato sulla vicenda degli Lsu calabresi è un fatto di inaudita gravità.
Si impedisce ai Comuni calabresi di portare a compimento il percorso di contrattualizzazione di 5000 lavoratori precari a cui sono affidate le fondamentali attività di erogazione dei servizi primari nei nostri territori.
Sono lavoratori che da oltre vent’anni sono tenuti in una condizione di precarietà che assorbe ingenti quantità di risorse finanziarie pubbliche.
Oggi non proponiamo un aumento ma una ottimizzazione della spesa. Quasi a costo invariato vogliamo garantire certezza ai Comuni sui servizi e riconoscere diritti elementari a lavoratori che hanno di fatto impiegato la loro vita alla dipendenza della Pubblica Amministrazione e che oggi, così stante le cose, non hanno neanche la garanzia dell’accesso alla pensione.
Il Governo nazionale dovrà assumersi le proprie responsabilità: favorire e non bloccare un processo di riordino e trasparenza.
Da Roma si debbono limitare ad autorizzare la spesa di 38 milioni di euro che sono a totale carico della Regione. Si dovrà impedire che i Comuni siano bloccati dalla tagliola del Patto di Stabilità. Una norma legislativa autorizzativa di cui, se non fosse stata richiesta dalla burocrazia ministeriale, non ce ne sarebbe stato nemmeno bisogno.
La Calabria non può essere bloccata da una burocrazia statale forte con i deboli e debole con i forti.
Forse la Calabria di fronte al Paese non è mai stata con le carte in regola come questa volta.
Per quanto mi riguarda andrò fino in fondo. Verificherò tutte le strade possibili, anche quelle eventualmente alternative alla norma autorizzativa. Non lascerò nulla di intentato per poter difendere il diritto dei Comuni calabresi e dei lavoratori.
Se dovessi essere costretto dalla permanenza delle pastoie burocratiche e dal silenzio del Governo non esiterò ad assumere iniziative clamorose a difesa della Calabria e dei lavoratori calabresi”.