[#CiNerd] Alien: Covenant, la recensione

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L’attesa è finalmente terminata. Alien: Covenant è uscito lo scorso 11 maggio nelle sale italiane.

Grandi le aspettative da parte dei fan storici della saga che, dopo i vari crossover con la saga di Predator,  che attendevano con trepidazione un nuovo film che portasse ufficialmente avanti il nome di Alien. Finalmente le speranze sono state soddisfatte.
Alien: Covenant va a collocarsi cronologicamente tra il precedente Prometheus (2012) e il primo film della saga (1979), quindi è il secondo prequel del capolavoro di Ridley Scott.

LA TRAMA

In un flashback si assiste ad un profondo dialogo sulla creazione tra Peter Weyland (Guy Pierce) e il sintetico David (Michael Fassbender), l’androide che prenderà parte alla spedizione Prometheus. Nel 2104 l’astronave Covenant è in viaggio per una missione di colonizzazione verso il pianeta Origae-6, con a bordo 2000 coloni in stato di ipersonno, ma una tempesta di neutrini danneggia l’astronave, provocando la morte di 47 coloni e del capitano Branson (James Franco). L’androide Walter (Fassbender) è costretto a risvegliare il resto dell’equipaggio dall’ipersonno. Dopo aver ricevuto una trasmissione radio proveniente da un pianeta vicino, l’equipaggio della Covenant decide di recarsi in esplorazione su quel mondo. Una volta atterrati si accorgono che il pianeta non ha forme di vita animali, nonostante le condizioni atmosferiche favorevoli.

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IL COMMENTO

Partiamo subito dicendo che Alien: Covenant ha molto più il sapore di un sequel di Prometheus che quello di un prequel di Alien, nonostante nei titoli di testa venga presentato il titolo con la stessa trovata grafica del primo film, con le scritte che si compongono poco alla volta. Purtroppo la scelta di utilizzare il nome “Alien” porta ad un necessario raffronto con le pellicole dello stesso franchise, quindi si cercherà di valutare il film sia come opera a se stante, sia come ulteriore tassello di una saga storica. L’inizio del film fa ben sperare, con lo splendido dialogo tra Weyland e David, che colpisce fin da subito per la profondità dei temi trattati. Una scena molto “alla 2001: Odissea nello spazio”, con Pierce e Fassbender che fanno letteralmente a gara di bravura.

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Purtroppo, dopo un inizio veramente adulto, il film tende a sprofondare verso binari più leggeri e action. Questo potrebbe anche non essere considerato un difetto, del resto anche i precedenti film della saga puntavano principalmente all’intrattenimento (in particolare Aliens di James Cameron), ma lo facevano con una certa coerenza e originalità. In questo film abbiamo soluzioni narrative a volte troppo forzate, con i personaggi che fanno delle scelte veramente assurde e stereotipate in alcuni frangenti. Gli stessi personaggi hanno delle caratterizzazioni quasi inesistenti, soprattutto se paragonate allo splendido equipaggio della Nostromo del primo film di Scott o ai vari marines coloniali del secondo film di Cameron. Il film è sorretto quasi interamente dalla prova di Fassbender, che fa letteralmente un lavoro doppio in questo film. Il personaggio di Danielss (Katherine Waterston) voleva probabilmente essere un omaggio a quello iconico di Ellen Ripley, ma non riesce neanche lontanamente a raggiungere il carisma dello storico personaggio interpretato da Sigourney Weaver.
Per il resto la pellicola va avanti in modo abbastanza “goffo”, riprendendosi nell’ottima parte finale, forse l’unica veramente “alla Alien” del film. Nel complesso si tratta di un buon film d’intrattenimento, con delle idee interessanti ma che vengono lasciate molto in sottotesto.

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APPARATO TECNICO

Si parla di un film di Ridley Scott, quindi sul lato visivo abbiamo un film veramente notevole.

Splendida la scena del dialogo tra David e Walter, con la camera che si sposta tra i due personaggi senza stacchi, con Fassbender che parla e si risponde in maniera credibilissima. Spettacolari le scene nello spazio, in particolare l’ingresso nell’atmosfera del pianeta, che riesce a stupire per la sua bellezza estetica. Buone le scene d’azione, nonostante non siano chiarissime in alcuni frangenti. Gli effetti visivi del film sono di ottimo livello, ma personalmente avrei optato per qualche animatronic o per qualche costume in più, anche per omaggiare i vecchi film. Le varie creature sono realizzate interamente in computer grafica e in alcuni momenti non riescono a dare l’impatto che potevano dare gli xenomorfi o la regina in Aliens, realizzati tramite attori in costume e animatronic.

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Alien: Covenant

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Aliens

La fotografia è abbastanza cupa, in particolare all’arrivo sul pianeta, dando la sensazione dell’ostilità che attende l’equipaggio. Il sonoro è veramente ispirato, sia sul lato musicale, sia sugli effetti.

CONCLUDENDO

Alien: Covenant è un film che riesce a soddisfare il suo pubblico sia sul lato tecnico che sull’intrattenimento, nonostante le soluzioni di sceneggiatura poco ispirate. Probabilmente i fan storici della saga non lo troveranno così eccezionale, ma riesce comunque a rispondere ad alcune domande sulla creazione degli xenomorfi, nonostante ne faccia porre molte altre.

Attendiamo il successivo film, sperando che sia più curato anche sul lato sceneggiatura.

Antonio Vaccaro

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