[#CiNerd] Dunkirk, la recensione

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Uscito il 31 agosto, Dunkirk è l’ultima fatica del prolifico regista Christopher Nolan, conosciuto soprattutto per aver diretto il reboot della trilogia di Batman, Memento, Inception e il recente Interstellar .

Per la prima volta si è trovato alle prese con un film basato su fatti storici e all’apparenza sembra non aver disatteso le aspettative.

LA TRAMA

Francia, 1940: nonostante gli sforzi bellici a opera delle truppe inglesi e francesi, l’esercito tedesco della Wehrmacht riesce ad avere la meglio, costringendo gli alleati a una furiosa ritirata sulle coste della Manica. Oltre 400.000 soldati si ritrovano così ad attendere la salvezza in prossimità della cittadina di Dunkerque (Dunkirk è la traduzione in inglese) da cui verranno evacuati solo una settimana dopo, grazie anche all’aiuto dei civili accorsi con le proprie imbarcazioni per tentare di portare in salvo il più alto numero possibile di uomini. Tutto questo avviene a spese dell’equipaggiamento, delle armi e dei mezzi che, nella fretta di mettersi in salvo, vengono abbandonati in territorio nemico, compromettendo anche il futuro della guerra.

IL COMMENTO

Grazie all’abilità di Nolan, la drammatica vicenda viene ripercorsa attraverso tre punti di vista e tre momenti temporali che continuamente si intrecciano, si sovrappongono e si completano. Guarderemo il mare con gli occhi del soldato inglese Tommy (Fionn Whitehead) che, nel corso di una settimana e l’ausilio dei suoi commilitoni, cercherà ogni stratagemma per fuggire, per poi impersonare Mr Dawson (Mark Rylance) che, in una giornata, parte dalle coste inglesi e giunge a portare soccorso ai soldati con la propria piccola imbarcazione. Infine, solcheremo i cieli con il pilota Ferrier(Tom Hardy) il quale, in una sola ora, concentrerà tutte le proprie capacità per abbattere i bombardieri tedeschi. Il tempo è scandito dalla magistrale colonna sonora di Hans Zimmer che ha creato un vero e proprio orologio emozionale, un ticchettio inesorabile che instilla ancor di più quel senso di attesa e di angoscia che si respira per tutto il film. D’altronde l’intento è proprio quello di restituire una visione più complessa e organica di quella che è stata una delle vicende più drammatiche della Seconda Guerra Mondiale, non proponendo la figura del soldato-eroe, senza macchia e senza paura, a cui ci ha abituati Hollywood, ma al contrario dando voce al terrore, alla codardia, alle emozioni umane di fronte alla paura di morire e di non farcela.

Perché Dunkirk non è un film di guerra, è un film sulla guerra, un film in cui si dà spazio all’uomo e non alle operazioni militari e ai generali delle stanze dei bottoni, in cui il senso di sconfitta e di fallimento pesano come una condanna. E tutto questo viene raggiunto nonostante la quasi assenza di dialoghi, quasi a voler lasciare lo spettatore solo con la frustrazione dei soldati.

Da un punto di vista prettamente storico, il film è abbastanza aderente ai fatti, con qualche aggiustamento qua e là per rendere la pellicola più godibile.

Ad esempio, il muso degli aerei tedeschi storicamente in quell’epoca non era dipinto di giallo, ma era più simile allo Spitfire degli alleati. Tuttavia Nolan ha deciso comunque di utilizzare la livrea gialla, in modo che fosse più riconoscibile agli occhi dello spettatore così da non generare confusione fra nemico e amico.

Non sono comunque mancate le polemiche.

Ad esempio riguardo la troppa visibilità degli inglesi a scapito dei francesi, ma del resto, a modesto parere di chi scrive, non è condannabile un regista che assuma il punto di vista della propria nazione soprattutto se, come in questo caso, rimane obiettivo e non dipinge il proprio popolo come perfetto e privo di aspetti negativi, tant’è che incontriamo il gruppo di soldati inglesi che preferisce imbarcare i propri connazionali respingendo i francesi, fino a poco prima considerati come alleati. Oppure il mancato appuntamento con una vera e propria esaltazione delle Little Ships, le piccole imbarcazioni inglesi che aiutarono, e non poco, nel corso dell’evacuazione. In effetti Nolan ne fa vedere poco più di una trentina mentre quelle accorse furono circa 700, tuttavia è riuscito comunque a restituire quel senso di patriottismo e di vero eroismo che ha contraddistinto i protagonisti della vicenda.

COMPARTO TECNICO

Sorretto, come già detto, da una colonna sonora di grande effetto, la pellicola dà sfoggio anche di una realistica e quanto mai rocambolesca rappresentazione dei tentativi di fuga e dei conseguenti attacchi dei tedeschi. Lo stesso Nolan ha dichiarato di non aver voluto usare gli effetti speciali, per cui le navi che affondano lo fanno sul serio, così come gli aerei che si schiantano sull’acqua non sono affatto dei modellini, mentre le bombe che il nemico sgancia sui pontili, fanno quasi venire voglia di tapparsi le orecchie e cercare il primo riparo disponibile. Il tutto per dare ancor di più quel senso di aderenza alla realtà che con la CGI sarebbe venuta a mancare.

CONCLUSIONE

Dunirk è un film da vedere, profondo e coinvolgente, ma probabilmente non piacerà a chi è abituato ad azione e dialoghi oppure a chi non ama i “giochetti” che Nolan fa con il tempo e con le prospettive.

Noemi Antonini

 

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