Pasqua è appena passata e Marzo sta giungendo al termine. In questo periodo noi appassionati di anime siamo sempre molto carichi per l’inizio della stagione primaverile con le nuove produzioni, ma siamo inoltre costretti a salutarne molte della stagione passata.
Lo scorso 25 Marzo è andato in onda l’ultimo episodio di “Erased – La Città in cui Io non ci Sono“, serie tratta dall’omonimo manga di Kei Sanbe. L’adattamento, composto da 12 episodi, è stato trasmesso per la prima volta in Giappone il 7 Gennaio su NoitaminA, contenitore di Fuji Tv. In Italia ne abbiamo potuto usufruire in versione sottotitolata grazie a VVVVID, piattaforma di streaming legale. L’anime è stato prodotto dallo studio A-1 Pictures, famoso per la grande quantità di titoli di qualità quali Your Lie in April, Sword Art Online e Ano Hana.
La storia si incentra attorno al ventinovenne Satoru Fujinima, aspirante mangaka disilluso che si ritrova oppresso nella società in cui vive. Purtroppo non riesce a esternare la sua arte e, per mantenersi, lavora part-time come fattorino di una pizzeria. Il ragazzo ha l’abilità particolare di poter tornare indietro nel tempo, anche se solo di qualche minuto, per evitare il compiersi di avvenimenti pericolosi nelle vita delle persone che stanno intorno a lui. Un processo involontario che Satoru battezza come “Revival”. La sua vita prende tutt’altra piega quando la madre viene misteriosamente uccisa e Satoru, incriminato dell’omicidio, si ritrova catapultato a diciotto anni prima a causa di un revival. La scena si sposta esattamente quando era ancora in quinta elementare e il quieto vivere della sua cittadina era messo in subbuglio dalla presenza di un pedofilo serial killer. Riuscirà Satoru a modificare il passato per salvare il presente?
Le tematiche affrontare in questa trama fanno sembrare questo titolo un vero gioiello: disagio sociale, viaggi nel tempo, thriller, giallo, c’è tutto, e saper gestire un complesso del genere richiede davvero tanta maestria. Partendo dal presupposto che prenderò in considerazione esclusivamente l’anime, Erased è un buon prodotto, ma con alcuni difetti.
Partiamo dai personaggi, poco caratterizzati, molti dei quali stereotipati, senza una storia concreta alle spalle, a cui manca una vera evoluzione e alcuni dei quali non si inseriscono per niente nella trama, come la giovane Airi Katagiri. L’unico protagonista che ha davvero qualcosa da offrire è la piccola Kayo Hinazuki, bambina vittima di una vita familiare difficile, che risulta particolarmente matura, tanto da riuscire a sostenere discorsi di profondità sconvolgenti con un Satoru di ben ventinove anni – nel corpo di se stesso a undici anni, ovviamente -. Sarebbe stato sicuramente un personaggio molto interessante anche il villain in questione, ma per la scarsità di puntate proposte è risultato impossibile un approfondimento a mio avviso necessario. Solo in alcuni frammenti ci viene rivelato un piccolo aneddoto della sua vita infantile, che lascia presupporre che già in tenera età avesse maturato disturbi sociali utili ai fini della trama, ma la caratterizzazione del personaggio si ferma pressoché qui, ed è un vero peccato.
Nonostante ciò Erased non è tutto da buttare via, anzi! È un prodotto che riesce a interessare anche molto, nonostante i suoi limiti, e che presenta una regia di alto livello.
Ma andiamo per gradi: l’anime è un thriller dalle tinte gialle strutturato alla perfezione, si sente tutta la pressione e la suspense che un prodotto di questo genere deve trasmettere e, inoltre, è quasi geniale come tutto sia ben orchestrato fra due linee temporali diverse. Gli indizi, i vari pericoli che si trovano ad affrontare i piccoli protagonisti sono tutti funzionali a uno scopo ben preciso che farà trattenere il respiro dello spettatore per oltre metà serie. Non mancherà nemmeno quella che può considerarsi una sorta di storia sentimentale, anche se vissuta da due bambini che ci appariranno molto più maturi di quanto la loro età lasci pensare. Un’ottica non banale nello sviluppare con molta delicatezza questi particolari sentimenti in personaggi così giovani.
E poi cosa succede? La fretta nel concludere la storia non giova mai alla riuscita di un buon progetto ed è esattamente questo uno dei problemi principali del titolo; forse sarebbe stata necessaria una seconda serie per spalmare meglio tutti gli avvenimenti, gli indizi e, soprattutto, le storie dei personaggi.
Traendo le conclusioni, quindi, sembra quasi che Erased faccia leva sulla sensibilità degli spettatori, trattando temi molto delicati e complessi come l’abuso di minore e l’omicidio, per poi non concludere nulla di ché. Forse, per molti, non si è rivelato all’altezza delle aspettative, viste le numerose incongruenze della storia, ma comunque è un anime che merita di essere visto.
Lo consiglierei soprattutto a un pubblico più maturo, non tanto per la profondità degli argomenti trattati, ma per un messaggio in particolare che, forse, non si riesce a cogliere a una prima occhiata: il mondo visto con lo sguardo dei bambini. Notiamo infatti come i problemi dei piccoli, quali il dichiarare una cottarella o il semplice atto di stringere amicizia, siano in realtà molto complessi per quell’età e non così sottovalutabili come spesso fanno apparire gli adulti.
Può non sembrare, ma è molto difficile essere bambini e Erased ce lo ricorda con molta eleganza.
Buona visione!
Paolo Gabriele De Luca