[#Anime] Kowabon, horror nella società tecnologica

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Ottobre 2016, la tecnologia è ormai parte integrante e fondamentale delle nostre vite.
Computer, smartphone, social network, di tutto e di più; ma per quanto il progresso tecnologico sia un fattore estremamente positivo per lo sviluppo umano, l’altra faccia della medaglia ci rivela che ne siamo stati quasi completamente  risucchiati, perdendo sempre più il contatto con la realtà. Siamo forse schiavi di tutto ciò? Può darsi. Una sottile critica a questo aspetto dei tempi moderni la si può cogliere in un particolare anime dell’autunno 2015, Kowabon, disponibile sulla piattaforma di streaming legale Vvvvid e composto da tredici episodi di circa tre minuti ciascuno. Peculiarità dell’opera è l’utilizzo di materiale live-action in rotoscoping, tecnica di animazione per rendere le figure animate più realistiche.

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Dalla forte impronta horror, il titolo è antologico, non ha una trama e ogni mini episodio racconta una storia diversa; unico denominatore comune è la presenza di un fantasma che può essere visto solamente attraverso apparecchi digitali: durante la visione ci imbatteremo negli apparecchi digitali più comunemente utilizzati oggi, quali cellulari, webcam, telecamere, fino a toccare anche i social network.
Il giudizio su Kowabon è molto controverso: alcuni lo ritengono un prodotto mal riuscito e altri, invece, lo considerano un’opera abbastanza godibile. Beh, iniziamo col dire che l’anime è molto originale per il tipo di horror che mette in scena, diverso da quello che di solito viene mostrato nell’animazione giapponese. Esso tende ad angosciare lo spettatore, cercando di provocare uno stato d’ansia e di paura durante la visione. A favorire questo scopo sono le musiche, la colonna sonora e i suoni, inquietanti e talvolta disturbanti. Altro elemento fondamentale è la distorsione delle immagini, spesso usata, anche in modo egregio, per migliorare l’esperienza di paura.
Visione altamente godibile anche per i più “fifoni”: Kowabon non è così esagerato e non vi farà morire di terrore, esso è  incentrato molto di più sul fattore ansia e suspense che paura. Non sono, inoltre, presenti molti jumpscare e quelli che ci sono non sono nulla di preoccupante.

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Nonostante queste caratteristiche positive, il titolo inizierà a sembrare monotono durante la visione, per colpa della ripetitività della solita storia in salse diverse: le vicende del fantasma e delle sue vittime passerà per computer, smartphone, telecamere e altri strumenti simili. Quello che manca è il tocco innovativo e differente che avrebbe fatto girare meglio ogni episodio, anche se molte puntate sanno il fatto loro. Forse sarebbe stato meglio non utilizzare sempre la stessa entità.
Altra critica riguarda il comparto grafico, la tecnica del rotoscoping non è realizzata nel migliore dei modi, ma c’è da dire che l’anime è stato in un primo momento recitato da alcuni attori e poi animato e, nonostante la realizzazione animata non perfetta, l’espressività dei volti e la fluidità dei movimenti è abbastanza godibile.
Kowabon, visto non solo con gli occhi da spettatore, potrebbe contenere una critica alla società moderna, sovrastata da tutti questi mezzi tecnologici che si stanno sostituendo alla nostra individualità e che stanno prendendo il posto delle nostre vite. Il fatto che il fantasma si veda solo attraverso uno schermo fa riflettere, quasi come se ormai la nostra percezione e il nostro sentire siano direttamente collegati a questi nuovi strumenti.
Buona visione!

                                                                                                            Paolo Gabriele De Luca

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